Un maggiore peso politico agli Stati membri nelle trattative per l'adesione di nuovi Paesi all'Ue - in particolare, i Balcani occidentali - con la possibilità di attuare misure più incisive per sanzionare eventuali arretramenti dei candidati nelle riforme fondamentali, fino anche alla sospensione dei negoziati. È questo in sintesi il punto centrale della riforma presentata dalla commissione europea, per rilanciare il processo di allargamento, dopo la battuta di arresto registrata ad ottobre, quando la Francia, assieme a Olanda e Danimarca, aveva bloccato l'avvio dei negoziati di adesione con Macedonia del Nord e Albania. Cambia anche il raggruppamento dei capitoli negoziali, finora aperti e chiusi singolarmente fino a segnare il completamento delle trattative. Con la riforma, saranno divisi in sei gruppi tematici. In caso di arretramento nel processo di adeguamento i vari capitoli potranno venir riaperti e si dovrà ricominciare da zero. La riforma della politica di allargamento prevede, come detto, un coinvolgimento politico più intenso dei singoli governi, che potranno monitorare i progressi dei Paesi candidati. Ai partner balcanici saranno offerti incentivi per compiere riforme impegnative nel processo di avvicinamento all'UE. In caso di arretramento, potranno scattare sanzioni, tra cui il congelamento parziale dei negoziati o, nei casi più gravi, la sospensione totale. La riforma sarà da subito applicabile ai negoziati con Albania e Macedonia del Nord, una volta ottenuto il via libera da parte dei Ventisette. La proposta di riforma è stata accolta positivamente da Skopje e Tirana, che ora sperano in un avvio a breve dei negoziati dopo l'inaspettata bocciatura ad ottobre. Una importante spinta potrebbe arrivare a maggio, in occasione del vertice UE-Balcani occidentali a Zagabria, sotto la presidenza croata del Consiglio Europeo.

Delio Dessardo

Foto: MMC RTV SLO/EPA
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