Questo 8 aprile gli ungheresi celebrano il 28esimo anniversario delle prime elezioni tenute dopo la caduta del comunismo nel paese e proprio in questa data si è scelto di rinnovare il Parlamento, composto da una camera unica di 199 seggi. Quasi sicuramente le elezioni saranno vinte da Fidesz, il partito di destra del controverso primo ministro Viktor Orban, che secondo i sondaggi gode di un consenso superiore al 50%, ma che per la prima volta da anni potrebbe subire qualche contraccolpo sia da destra sia da sinistra.
Dopo una campagna elettorale molto aggressiva che ha toccato anche punte di razzismo ed antisemitismo con la stigmatizzazione dei rifugiati e gli attacchi al magnate di origine ungherese Soros, l'elettorato ungherese andrà alle urne più diviso che mai. A pesare sulla testa di Orban e dei suoi sono soprattutto le accuse di corruzione e di clientelismo che hanno coinvolto in questi mesi lo stesso premier, al quale molti ungheresi ormai non guardano più come l'eroe senza macchia.
A giovarsene potrebbe essere soprattutto il partito di estrema destra Jobbik, che i sondaggi danno al 17%, dopo che svestitosi dei panni più eccessivi si è avvicinato all'elettorato moderato, strizzando l'occhio all'elettore medio di Fidesz. Con il 13% seguono i social democratici, che tengono nelle grandi città, aumentando il solco con le campagne.
Da domani, quindi, la stella di Orban potrebbe essere un po' meno luminosa e forse ad oscurarlo ci ha pensato anche il candidato del partito del cane a due teste, il candidato pollo, che a fianco alle storiche rivendicazioni, "Vita eterna! Birra Gratis! Meno tasse!", nella campagna del 2018 ha anche promesso "Più di tutto, meno di niente!" e la sempreverde "Al 93% vi garantiamo che non ruberemo!".