Oggi il 40% dei cittadini europei nella fascia d'età 30/34 anni sono laureati. Le università però troppo spesso non riescono a stare al passo con l'evolversi del panorama lavorativo, e non offrono una formazione tecnica altamente qualificata per entrare subito nel mondo del lavoro e così le aziende per surrogare le lacune offrono percorsi altamente formativi per disporre del capitale umano necessario. Il Covid 19, oltre agli innumerevoli problemi che ha causato all'economia, ha rallentato il processo di apprendimento negli atenei. L'università telematica offre molto ma ciò che manca è l'attività sul campo, soprattutto in certi settori. A studi completati, comunque, un altro problema è l'occupabilità, infatti, se nemmeno l'università forma a dovere, il rischio è solo di rimandare il problema ulteriormente. Appare evidente quindi, sia indispensabile ripensare agli attuali modelli di sviluppo del capitale umano. In primo luogo, il concetto di istruzione standardizzata per tutti non può funzionare ancora per molto e in secondo luogo, l'idea di un unico lavoro che accompagni l'intera esistenza dell'individuo non è più applicabile. Al contempo, il cambiamento e il progresso tecnologico devono iniziare ad essere applicati anche al mercato del lavoro. Nei prossimi 15 anni nasceranno professioni che oggi non esistono: non abbiamo ancora un corso di laurea per questi mestieri, ma ciò che appare più evidente è che via via gli studenti si troveranno di fronte ad alcune professioni obsolete, sostituiti da robot e intelligenze artificiali. Mai come oggi si dovrebbe puntare a fornire corsi di formazione atti ad acquisire competenze scientifiche e tecniche più rilevanti.
Corrado Cimador