Le elezioni per il prossimo parlamento kosovaro saranno tenute il 14 febbraio: questo l'annuncio fatto mercoledì scorso da Vjosa Osmani, presidente del disciolto parlamento e presidente ad-interim dopo le dimissioni di Hashim Thaci, accusato di crimini di guerra dalla Corte speciale sull'UCK.
Le nuove, ennesime consultazioni anticipate sono la conseguenza diretta di una sentenza della Corte costituzionale, che nelle scorse settimane ha decretato che il governo in carica, presieduto da Avdullah Hoti, era illegittimo, in quanto sostenuto da un deputato condannato in via definitiva per truffa.
La stessa decisione, però, rischia di gettare lunghe ombre sulla prossima campagna elettorale: Albin Kurti, leader del movimento Vetevendosje, fino a ieri all'opposizione ma oggi largamente in testa nei sondaggi con più del 40% delle preferenze, potrebbe infatti rimanere escluso dalla competizione elettorale.
Kurti, insieme ad altri tre membri del partito, è infatti stato condannato nel 2018 per aver gettato lacrimogeni in parlamento, durante la dura lotta del partito contro la definizione del confine col Montenegro e la creazione dell'Associazione delle municipalità serbe.
I portavoce di Vetevendosje hanno confermato che Kurti - che nelle elezioni del 2019 è stato il candidato premier più votato, con quasi 184mila preferenze – sarà incluso nelle liste elettorali nonostante la condanna. Una sua eventuale elezione resterebbe però soggetta a possibili ricorsi basati proprio sulla sentenza della Corte costituzionale.
Una situazione che promette nuove feroci polemiche ed instabilità, situazione divenuta cronica negli ultimi anni nel travagliato panorama politico del Kosovo.
Francesco Martino