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Con il contributo del Parlamento Europeo Foto: European Community

Violenza psicologica, molestie del personale, irresponsabilità. Sono alcune delle accuse mosse da diversi dipendenti contro l'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (Easo), l'agenzia Ue che si occupa di rifugiati. Accuse che hanno portato all'avvio di un'indagine dell'Olaf che andrà avanti probabilmente fino a Luglio. Lo rivela un'inchiesta di che ha avuto accesso ad alcune di queste denunce.

Tra queste quella di Emmanuel Maurage, capo delle risorse umane dell'agenzia, che in una mail ha spiegato la sua "decisione matura e consapevole" di dimettersi dalla sua posizione. "Lo stato di diritto è assente in questa agenzia in misura tale che nulla di ciò che potrebbe accadere in un'istituzione dell'Ue è paragonabile a ciò che sta accadendo qui", ha affermato il francese secondo quanto riportato da Politico, aggiungendo che “in questa agenzia è pervasiva la cultura dell'irresponsabilità".

L'uomo ha implorato i suoi colleghi di non "applicare ordini illegali anche se la pressione su di loro è alta" e ha invitato a resistere "alla violenza psicologica che sono pervasive in questa istituzione e che sono considerate da alcuni un modo 'normale' di gestire il personale”.
L'ex capo delle risorse umane sostiene che le persone che hanno parlato dei problemi dell'agenzia siano state sottoposte a una serie di tattiche intimidatorie, tra cui "essere spiati, diffondendo voci false, fabbricando documenti falsi ed estorcendo false testimonianze”, fino a “pagare avvocati per denunciare i membri del personale”.

Il direttore esecutivo dell'agenzia, il portoghese José Carreira, ha affermato che si tratta di affermazioni false. "Nego tutte le accuse formulate nelle e-mail e sottolineo che le indagini dell'Olaf sono in corso da oltre otto mesi” e “non sono state fatte accuse contro alcun particolare membro del personale e non sono state richieste o adottate misure preliminari fino ad oggi", ha dichiarato.

Ma anche il responsabile degli appalti, Bjarni Nash, ha affermato in un'altra mail che il suo "isolamento professionale" sarebbe la prova di "molestie" a seguito delle richieste che aveva fatto affinché le regole venissero rispettate nell'Easo. E un altro dipendente, di cui il giornale non rivela l'identità, avrebbe puntato il dito direttamente contro Carreira accusandolo di mentire ai dirigenti e affermando che sarebbe tornato a lavorare per l'agenzia “solo quando verrà licenziato”. “Ci troviamo di fronte a una situazione in cui il nostro direttore esecutivo non dice sempre la verità ai suoi dirigenti", scrive nella mail sottolineando che "le inefficienze che ho riscontrato mostrano mancanza di controlli interni efficaci ed efficienti nell'Easo”

Redazione

Articolo realizzato nell'ambito del progetto Europa.Today e con il finanziamento del Parlamento Ue