Alla fine Tatjana Rojc è rimasta nel Partito Democratico, senza tentennamenti, anche se più di qualche amico è andato dall’altra parte. Ora bisognerà vedere quali saranno le sorti del Governo, ma la senatrice non sembra avere dubbi sulla tenuta dell’esecutivo: “Conosco molti componenti di questo governo, sia tra i ministri sia tra i sottosegretari, ne ho la massima stima e credo abbiano tutta la capacità di portare avanti un discorso che duri nel tempo. La prima cosa da fare era non lasciare pieni poteri ad un sovranismo pericoloso. Il secondo scoglio da superare era quello di non fare un contratto, ma un programma vero e proprio. Se le forze politiche avranno la capacità di sviluppare un pensiero che vada al di là delle proprie quotidiane bassezze e di pensare al bene comune il governo potrà fare bene e soprattutto potrà arrivare alla fine della legislatura. I presupposti ci sono, la squadra è molto preparata. Spero che tutti facciano il proprio dovere e che mantengano una giusta rotta".
Renzi ha mantenuto la giusta rotta andandosene dal PD?
“Renzi è un grande leader, ha la stoffa del leader. Questa scissione era nell’aria già da tempo. È una separazione che io comprendo ma non condivido. Per Renzi è un ottimo modo per allargare la sua base e per crearsi i presupposti per far crescere il proprio partito in vista delle prossime elezioni. Mi è dispiaciuto molto, per me è un grande dolore. Non credo nelle divisioni che del resto non hanno mai portato bene a nessuno. Non so se è stata una operazione molto etica".
Ci ha pensato di aderire al movimento di Renzi?
“No! Non ci ho pensato perché sono stata eletta nelle liste del Partito democratico che è stato l’ultimo di una lunga serie di compagini del centrosinistra che hanno garantito la rappresentanza slovena in parlamento. Questa è una cosa che non si può negare e che si deve rispettare profondamente. Quando ci sono state le primarie Zingaretti è stato scelto come segretario con una adesione plebiscitaria da parte di tutta la comunità slovena e del territorio che rappresento, quindi ho sentito l’obbligo di rimanere dove sono: sugli scranni del Partito Democratico. Nel gruppo di Renzi ho comunque alcuni grandi amici, persone che stimo molto come Teresa Bellanova, Laura Garavini, Ettore Rosato, Antonella Grim…”
I 5 stelle vogliono ridurre i parlamentari. Ciò potrebbe mettere a rischio il seggio della comunità slovena.
“Questo argomento mi sta particolarmente a cuore. Ne ho parlato con alcuni leader del PD. In questo momento, però, la situazione è molto incerta, bisognerà prima vedere come sarà la nuova legge elettorale. Sarà necessario trovare una soluzione perché mi rendo sempre più conto che la comunità slovena, ma anche per quella tedesca e francofona, hanno bisogno di avere un contatto diretto con le massime istituzioni”.
Nelle ultime tornate elettorali la comunità slovena sta votando meno compattamente a sinistra. Alle ultime regionali Danilo Slokar è stato eletto con la Lega, c’è la necessità di riflettere su quanto sta accadendo.
“Lo stiamo facendo. In questi due anni la costellazione è completamente cambiata, il 33% della popolazione slovena vota altri partiti e non più quelli a cui era tradizionalmente legata: l’Unione Slovena e il Partito Democratico. È chiaro che bisogna capirne il perché, ma soprattutto tenerne conto".
Intanto siamo stati travolti dalle polemiche sulla statua a D’Annunzio a Trieste.
“Io sono donna di lettere e mi dispiace molto che si snaturi D’Annunzio, che ha lasciato alcune poesie assolutamente straordinarie e lo si evochi per imprese che non hanno portato bene né alle nostre terre né all’Italia”.
Se la statua non fosse stata inaugurata proprio nel centenario dell’impresa di Fiume probabilmente le polemiche si sarebbero state minori.
“Assolutamente sì. Si è voluto sfruttate quella ricorrenza. Del resto, anche Giordano Bruno Guerri, che io stimo molto, ha detto che non era d’accordo con quella data”.
Il centenario dell’impresa di Fiume è stata l’ennesima occasione che queste terre hanno perso per riflettere serenamente sul passato. Siamo bravi a perdere occasioni.
“C’era la possibilità non di far coincidere le memorie, ma approcciarsi con rispetto all’altro. Credo molto nel dialogo. Interromperlo o fare passi indietro è un peccato. Le nostre sono terre straordinarie, si devono pacificare le memorie per far si che non siano contrapposte ma parallele. Mi spiace molto, perché questo ci porta indietro di decenni. Ci riempiamo sempre la bocca di proclami del tipo : “Trieste città multietnica e multiculturale”. Alla fine, però, ognuno porta acqua al suo mulino. In questo caso si voleva dare ad intendere che la città fosse soltanto di una parte, ma non è vero, perché è un mosaico straordinario, come lo sono anche Capodistria e Fiume. Noi siamo una terra che raccoglie l’essenza dell’Europa e questa è l’idea che dobbiamo portare avanti”.
Diciamo che anche all’altra parte le reazioni non sono poi state pacate. Anzi. Se a Trieste si è celebrata la città italianissima dall’altra parte s’è celebrata la Fiume croatissima. Alla fine, ognuno fa i suoi calcoli elettorali.
“Io non provengo dalla politica, ma da un altro mondo e non tollero questo tipo di approccio che mi offende come cittadina e non riesco a superare questa offesa. Bisogna amare profondamente questa terra e le genti che la compongono, che rendono straordinario un mondo di variegate culture che confluiscono in un insieme di grandissimo valore".
Ci sarà a Trieste una statua simile a quella di D’Annunzio anche per qualche grande autore sloveno?
“Un passo avanti, a mio avviso, è stato fatto con la collocazione, al giardino pubblico, del busto di Srečko Kosovel. Ci sono autori come Bartol, Pahor o Miroslav Košuta che sono assolutamente triestini, che hanno portato alla luce l’altra anima di Trieste, quell’anima complessa che ha vissuto forse nell’ombra e all’ombra, ma che ovviamente meriterebbero una grande attenzione da parte della città".
Stefano Lusa
Il link dell'intervista andata in onda nel corso della trasmissione "Il vaso di Pandora"