Foto: MMC RTV SLO
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Il Consiglio dei ministri italiano, come fortemente voluto da Giorgia Meloni, in seguito alla morte di Papa Francesco ha deciso di proclamare cinque giorni di lutto nazionale, nonostante nell'esecutivo qualcuno avesse proposto tre giorni, come fu stabilito dopo la scomparsa di Giovanni Paolo II.

Il lutto quindi si protrarrà fino al 26 aprile, inglobando anche la Festa della Liberazione, fatto che ha innescato la polemica, in particolare dopo le dichiarazioni del ministro Musumeci che ha affermato: "Il 25 aprile? Tutte le cerimonie sono consentite, con la sobrietà che la circostanza impone a ciascuno".

Parole che hanno scatenato le reazioni dure da parte dell'opposizione ed in generale dalla sinistra italiana. Il Partito Democratico aveva seccamente annunciato che sospenderà le attività del partito fino al 24 aprile; Alleanza Verdi e Sinistra ha puntato il dito contro "l'allergia" di Palazzo Chigi "alla liberazione dal fascismo e dal nazismo"; i radicali hanno parlato dell'"ennesimo sintomo di uno stato teocratico". Nessun commento dai 5 stelle che vogliono evitare polemiche politiche in un momento di lutto per il Papa, confermando però l'impegno a festeggiare il 25 aprile.

Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, ha affermato: "Non trovo giustificazione alle parole strampalate sulla sobrietà con cui celebrare il 25 Aprile utilizzate da un ministro del governo Meloni. Voler sminuire il valore di ciò che rappresenta quel giorno utilizzando peraltro la scomparsa di una straordinaria personalità come papa Francesco, non può passare sotto silenzio".

Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra, sul 25 aprile aggiunge: "Non è una festa in discoteca o un happy hour, ma il giorno in cui si ricorda la liberazione dell'Italia dal nazifascismo, grazie alla resistenza che ci ha poi condotti alla democrazia".

Il segretario di Radicali Italiani, Filippo Blengino, invita i sindaci a "disobbedire, non dando seguito alle disposizioni di Palazzo Chigi e non esponendo le bandiere a mezz'asta". Mentre Rifondazione Comunista promette che il 25 sarà in piazza "con ancora più forza, con ancora più rabbia, con ancora più speranza. A ricordare che l'Italia è nata dalla resistenza".

Nel frattempo, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rinviato a mercoledì 30 l'incontro con le associazioni combattenti inizialmente previsto per domani al Quirinale.

Davide Fifaco