Un recente studio condotto su dieci milioni di persone ha rivelato un aumento del consumo di alimenti ultra-processati (UPF) in un contesto di crescente globalizzazione, che include snack dolci e salati, piatti pronti preconfezionati e bevande gassate. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito, più della metà dell'alimentazione media consiste di UPF, con un'incidenza che può raggiungere l'80% nei giovani e nei ceti economicamente svantaggiati. Gli alimenti "ultra processati" vengono scelti per la loro capacità di soddisfare, comodità ed economicità; tuttavia, sono derivati da processi di trasformazione che alterano la struttura e la composizione degli alimenti. Ciò nonostante, è importante considerare i dati disponibili senza generalizzazioni. Uno studio condotto nell'ambito dell'European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition (Epic) ha indagato l'associazione tra il consumo di UPF e la multimorbilità, ossia la presenza di più patologie croniche contemporaneamente. Gli alimenti ultra-processati sono stati collegati a un aumento del rischio di multimorbilità, principalmente per quelli di origine animale e le bevande zuccherate o addolcite artificialmente. Al contrario, non è stato riscontrato un rischio significativo per i prodotti ultra-processati di origine vegetale. Un alto numero di alimenti classificati come non salutari dal Nutri-Score sono ultra-processati, contenenti additivi come coloranti, aromi artificiali e zuccheri aggiunti. Questi alimenti tendono ad avere un profilo nutrizionale inferiore, con minori quantità di vitamine e fibre e un'elevata presenza di grassi, zuccheri e sale. Un recente studio suggerisce che l'adozione di una dieta meno dipendente da alimenti ultra-processati può contribuire a ridurre il rischio di malattie croniche nel tempo.
Corrado Cimador