Dieci ambasciatori occidentali - tra cui quelli di Stati Uniti, Francia e Germania - verranno dichiarati "persona non grata" e dovranno con tutta probabilità lasciare la Turchia. E' una mossa dirompente quella decisa ieri dal Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, che mette ai ferri corti Ankara con i suoi tradizionali alleati nell'ambito dell'Alleanza Atlantica.
Mela della discordia è stavolta il caso giudiziario di Osman Kavala, uomo d'affari e filantropo in prigione dal 2017 senza alcuna condanna definitiva, e accusato dall'establishment turco di aver sostenuto e finanziato le proteste anti-governative di Gezi Park, nel 2013, e di essere coinvolto nel fallito golpe anti-Erdoğan del luglio 2016.
Lo scorso 18 ottobre gli ambasciatori messi ieri all'indice dal Presidente turco hanno firmato una dichiarazione in cui chiedevano una rapida soluzione al caso Kavala ed una sua liberazione immediata. Una posizione che Erdoğan ha definito "un atto di insolenza" nei confronti della Turchia.
Fino ad ora le reazioni sono state caute, e paesi come Stati Uniti e Francia non hanno ancora risposto apertamente alla sfida di Erdoğan. Parole dure invece da parte del presidente del parlamento europeo David Sassoli, che in un tweet ha definito la mossa del Presidente turco come "un segno di deriva autoritaria", ribadendo al tempo stesso che i paesi europei non si lasceranno intimidire.
Nel 2019 anche la Corte europea per i diritti umani si era pronunciata in favore del rilascio di Kavala, sostenendo che le misure nei suoi confronti rappresentavano una forma di persecuzione politica non supportata da alcuna prova concreta.
Francesco Martino