Vladimir Putin ha vinto le elezioni con il 76,6% dei voti. Le autorità hanno dichiarato di non avere rilevato irregolarità significative ma opposizione ed ONG ne hanno denunciate migliaia. Intanto al riconfermato presidente russo sono arrivate anche le prime telefonate di congratulazioni.
Il giorno dopo alla sua rielezione, il presidente russo Vladimir Putin ha come prima cosa annunciato una riduzione delle spese per gli armamenti per quest'anno ed anche per il prossimo, ma ha anche precisato che ciò non influirà sulle capacità di difesa del Paese. Putin ha inoltre dichiarato di dover garantire la crescita dell'economia e renderla innovativa e che Mosca userà i canali diplomatici per risolvere i disaccordi con i propri partner.
L'Organizzazione per la sicurezza e la Cooperazione in Europa ha però rilevato che vi sono state molte restrizioni alle libertà fondamentali di riunione, associazione ed espressione, che hanno limitato lo spazio per l'impegno politico, portando all'assenza di una genuina competizione elettorale.
Intanto al presidente russo sono arrivate le congratulazioni per la rielezione da parte di molti altri capi di stato.
Il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, in un messaggio inviato a Putin ha espresso la speranza che anche nel prossimo futuro Mosca e Roma possano continuare a lavorare per identificare soluzioni condivise alle molteplici e complesse sfide di questi prossimi anni, ribadendo il comune impegno ad un dialogo costruttivo della Federazione Russa con l'Unione Europea e con l'Alleanza Atlantica, nel rispetto dei principi e valori che ispirano la convivenza pacifica tra le nazioni.
Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha telefonato a Putin, augurandogli il successo nel processo di modernizzazione del Paese.
Il capo di stato turco, Recep Tayyip Erdogan, si è congratulato per la rielezione e poi ha parlato con l'omologo russo della guerra in Siria, sottolineando l'efficace collaborazione tra i due paesi negli sforzi per cercare di risolvere la crisi.
Altri messaggi sono poi giunti dalla Germania, dalla Cina, dal Venezuela, dalla Bolivia a da diverse Repubbliche ex sovietiche.