In giornata il vertice politico si metterà in moto per organizzare le elezioni parlamentari. Il presidente della repubblica, Borut Pahor, ha convocato per questo pomeriggio e domani i capigruppo parlamentari, per discutere della possibilità di proporre un eventuale mandatario per la formazione di un nuovo esecutivo e della data delle elezioni. Il ricorso anticipato alle urne sembra la soluzione scontata; con ogni probabilità la Slovenia andrà al voto nella seconda metà di maggio; se il governo fosse arrivato alla scadenza naturale del mandato, si sarebbe votato quasi sicuramente il 10 giugno. Fino alle elezioni il governo si occuperà esclusivamente del disbrigo degli affari correnti e Cerar ha assicurato che l'esecutivo farà la sua parte. Ieri, il premier dimissionario ha risposto per l'ultima volta in Aula alle domande dei deputati sui principali temi di attualità che interessano il paese, soffermandosi anche su quanto fatto in questi anni di governo. Ha rivendicato molti risultati concreti, pur avendo ereditato un paese in crisi, come ha detto, con i conti dello stato non a posto, un debito pubblico in crescita, un alto tasso di disoccupazione. Siamo riusciti a garantire una svolta, soprattutto sul piano economico, cosi Cerar, il quale ha poi ammesso che non tutte le sfide sono state vinte. Spetterà al prossimo governo fare il passo decisivo per la riforma previdenziale. Ha poi detto che in questi anni si è riusciti a ridurre la corruzione e i rischi di fenomeni corruttivi, una lotta che deve proseguire, ha avvertito. Infine la questione sicurezza dello Stato; le spese per poterla garantire sarebbero maggiori, se la Slovenia non facesse parte della NATO.