Pesano sempre di più a tutti questi giorni di isolamento a cui siamo costretti per proteggerci dall'epidemia. Ma a soffrire in modo particolare della reclusione da coronavirus sono gli adolescenti, confinati fra le pareti di casa, proprio loro che sono sempre in giro e sempre in movimento, lontani dagli amici in una fase della vita in cui le relazioni, i legami con i coetanei contano moltissimo. Per questo l'Unicef ha voluto far sapere ai ragazzi che stanno affrontando questo periodo difficile che non sono soli. E ha chiesto all'americana Lisa Damour, psicologa esperta dell'adolescenza e autrice di bestseller, alcuni consigli per aiutarli a vivere serenamente la quarantena. Si parte dalla necessità di riconoscere che avere ansia è normale, si tratta anzi di un meccanismo sano, che ci mette in allarme di fronte a potenziali pericoli e ci spinge ad adottare i comportamenti giusti, ma anche agli adolescenti si raccomanda di rifarsi a fonti affidabili come i siti dell'Unicef e dell'Oms per reperire informazioni sul Coronavirus. E poi è importante informare i genitori o gli adulti di cui si ha fiducia se non ci si sente bene e si ha paura di aver contratto il virus. Il secondo consiglio è quello di "creare distrazioni" durante la giornata in casa: finite le lezioni online e fatti i compiti, si potrà vedere un film o leggere un libro. E se i social media sono un ottimo modo per connettersi con gli amici, il suggerimento è quello di non eccedere nel tempo passato davanti allo schermo. La psicologa invita poi gli adolescenti a considerare che le limitazioni a cui siamo costretti possono essere il momento giusto per coltivare un hobby, imparare a suonare uno strumento, insomma per concentrarsi sulle proprie passioni e fare ciò che far stare bene mettendosi all'ascolto delle proprie sensazioni. Da ultimo il consiglio di essere gentili, verso sé stessi e gli altri. A causa del coronavirus, scrive Lisa Damour, vi sono adolescenti che stanno subendo bullismo e abusi. Di fronte a situazioni di questi tipo l'invito è di non voltarsi dall'altra parte, ma di avvisare un adulto e di far sentire alle vittime la propria vicinanza. Ricordando che "adesso più che mai abbiamo bisogno di essere consapevoli di ciò che condividiamo o diciamo perché potrebbe ferire gli altri".
Ornella Rossetto