A cinque giorni dalla consegna delle firme per le prossime regionali, i giochi non sembrano ancora chiusi per quanto riguarda la candidatura alla presidenza del FVG in casa centro destra. I leghisti locali non hanno preso bene la notizia diffusa lo scorso venerdì che a correre per la guida della regione dovrebbe essere Renzo Tondo, già governatore del Friuli Venezia Giulia per ben due volte.
I leghisti, ma non solo, si aspettavano che a guidare il centro destra in queste elezioni sarebbe stato il segretario regionale del partito di Salvini, Massimiliano Fedriga, l'uomo che per molti sarebbe stato l'asso piglia tutto di questo appuntamento elettorale. Nel fine settimana su tutti i social è montata la rabbia leghista che dalla base ha contagiato i vertici locali, che già da qualche ora hanno messo la foto Massimiliano Fedriga sulle loro copertine social, accompagnandolo da slogan come "Fedriga presidente, lo vuole la gente!".
Un messaggio che più chiaro non potrebbe essere a Matteo Salvini, che se non ritornerà sui suoi passi candidando il triestino deputato leghista potrebbe rischiare questa sera a Udine, dove è in programma un suo comizio, di non ricevere la solita ovazione che lo accompagna in ogni uscita pubblica davanti ai suoi attivisti. Ma il malcontento non si limita al popolo leghista, per esempio forzista Luca Ciriani ha chiesto un candidato più forte rispetto a Tondo, che in molti considerano una proposta poco appetibile all'elettorato locale. Anche Roberto Marin, ex sindaco forzista di Grado, ha chiesto a Tondo si ritirare la candidatura. Una opzione ancora possibile visto che Forza Italia non è ancora partita con la raccolta delle circa 5 mila firme necessarie a presentare le liste,anche se per Tondo in gran parte sono già state raccolte da Fratelli d'Italia.
A 5 giorni alla consegna ufficiale il centrodestra sembra in alto mare e la partita che sembrava chiusa il 5 marzo sembra essersi riaperta e potrebbe addirittura vedere in vantaggio il Movimento cinque stelle, che diventerebbe quello che i latini chiamavano il "tertium non datur".