La poesia era la sua grande passione, ne aveva un bisogno quotidiano. Un modo, ma non certo l'unico, per presentare Jolka Milič, che è stata fine traduttrice, poetessa, pubblicista e critico letterario, una lavoratrice instancabile nel campo della cultura, sempre connessa con il mondo nonostante l'età. Ha tradotto un'infinità di libri in sloveno, poeti e poesia dall’italiano, dal francese, dallo spagnolo, dal serbo e dal croato. E viceversa. Una sorta di promotrice o, se vogliamo, di ambasciatrice letteraria. Avrebbe compiuto 95 anni fra pochi giorni, il 5 febbario. Un percorso di vita il suo dedicato alle lettere, a cui è rimasta fedele per oltre sessant'anni. Dalla sua scrivania nella vecchia casa di Sežana sono transitate le traduzioni delle opere di autori quali Srecko Kosovel,Tomaž Šalamun, Ciril Zlobec, Kajetan Kovič, Maja Vidmar, Josip Osti, Dane zajc e di altrettanti personaggi noti e meno noti della cultura italiana, tra cui David Maria Turoldo, Cesare Pavese e Primo Levi. Jolka Milič è stata molto apprezzata dalle due parti del confine anche per avere svolto con sensibilità e coraggio il ruolo di mediatrice tra le culture slovena e italiana. Sul piano sociale e nella sua attività di pubblicista è sempre stata una donna di carattere, dotata di vena ironica e graffiante vis polemica. Ha vinto parecchi premi, tra cui nel 1999 il "Premio Kosovel" per la traduzione della silloge Botticelli di Ivo Svetina. Nel 2004 è stata premiata dall'Associazione Artecultura di Trieste "per la sua preziosa e intelligente opera di ponte fra le letteratura di Slovenia e Italia". Nel 2005 le è stata conferita dal Presidente della Repubblica Ciampi l'onorificenza di Grande Ufficiale dell'Ordine della Stella della Solidarietà Italiana e nello stesso anno dall'Associazione dei traduttori letterari sloveni di Lubiana ha ricevuto l'ambito "Diploma Lavrin".
(Miro Dellore)