L'Alto Adriatico e l'Oriente sono sempre più vicini, nonostante la lotta dei dazi fra Stati Uniti e Cina, o forse proprio per questo.
Il futuro dei porti dell'Alto Adriatico e dei grandi operatori asiatici sono stati al centro dell'incontro organizzato a Trieste dal circolo della stampa. Zeno d'Agostino, presidente dell'autorità portuale di Trieste, Roberto Antonione, segretario generale dell'Ince, e il vicepresidente del consiglio regionale Francesco Russo, si sono confrontati sul futuro del porto del capoluogo Giuliano e sui rapporti con la Cina e l'Oriente.
D'Agostino ha confermato i risultati positivi del porto di Trieste, che guarda alla Cina e all'oriente con interesse, superando anche le contraddizioni sulle politiche di sviluppo che frenano l'Europa e l'Italia.
A Trieste si è ben investito, ha spiegato, su infrastrutture e ferrovie, diminuendo i costi, allargando il sistema anche ai centri vicini come Monfalcone, e abbiamo delle idee chiare su dove vogliamo andare, e possiamo dialogare in autonomia con le potenze commerciali del mondo.
Quella della Cina, ha detto D'Agostino, non è però l'unica strada che lo scalo giuliano deve percorrere.
"Stiamo investendo sul nostro porto e stiamo lavorando bene - spiega -: naturalmente chi a livello globale sta attento a quello che succede in giro per il mondo si sta rendendo conto che nel Mediterraneo, in Adriatico, c'è un porto che si sta muovendo molto bene, ed è Trieste. Da questo punto di vista c'è un interesse forte da parte dei cinesi che sono tra i principali attori dello sviluppo globale e ci mancherebbe non apprezzassimo il fatto che questi ci accorgano che esiste il nostro porto".
"La cosa importante però - conclude - è che noi abbiamo una visione: chi vuole sposare questa visione è ben accetto, se non vuol sposare la nostra visione è libero di andare da qualche altra parte.

Alessandro Martegani