La punta dell’estate, finora, sono stati i due euro e 72 centesimi al litro per la benzina self in un distributore sull'autostrada A8 Milano-Varese, ma l’aumento del prezzo dei carburanti in concomitanza con il ponte di Ferragosto è una sgradevole tradizione in Italia e i rincari sono stati generalizzati un po’ in tutta la penisola, creando non pochi malumori, visto che già prima i prezzi non erano propriamente popolari.
I rincari hanno provocato la levata di scudi delle organizzazioni dei consumatori, che hanno presentato delle segnalazioni alla Guardia di Finanza ed esposti in Procura.
I prezzi però sono alti in generale sulla penisola, in un periodo in cui i consumi aumentano a causa dei lunghi viaggi per le vacanze a cui nessuno vuole e può rinunciare: sia i consumatori, sia i benzinai, messi sotto accusa in questi giorni, chiedono meccanismi automatici per ridurre le accise, le tasse che gravano sui carburanti, in occasione dei rincari a livello internazionale.
Su questo punto però il governo non sembra per ora disposto a discutere, anche perché con la fiammata agostana dei prezzi si calcola che lo Stato, tra accise e IVA, incasserà fino a 2,2 miliardi di euro.
L’unico intervento deciso finora, è stato l’introduzione dell'obbligo per i distributori di esporre i prezzi medi nazionali e regionali, che non ha avuto in realtà alcun effetto sulle speculazioni: i prezzi sono aumentati secondo gli stessi dati del ministero delle Imprese e del made in Italy, nonostante i controlli a tappetto effettuati dalla Guardia di Finanza che nelle prime due settimane di agosto ha eseguito 1.230 interventi, riscontrando irregolarità in 325 casi, con la contestazione di 789 violazioni, come la mancata esposizione dei prezzi, la difformità di quelli praticati rispetto a quelli indicati e l’inosservanza degli obblighi di comunicazione all’Osservaprezzi carburanti”, istituito presso il Ministero delle imprese e del made in Italy.
Alessandro Martegani