Foto: BoBo
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Nuovo vertice della coalizione per fare il punto in vista degli scioperi della prossima settimana nel pubblico impiego. Difficile, se non impossibile, un compromesso in extremis per scongiurare la protesta, dopo quella del 24 gennaio che aveva riguardato parte del pubblico impiego.

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Lunedi si era riunito il gruppo negoziale nominato dal governo, per esaminare nei dettagli tutte le richieste dei sindacati, più di 80. La prossima settimana non sono in programma confronti con i sindacati che hanno indetto gli scioperi. La protesta coinvolgerà i poliziotti, che sciopereranno lunedì 12, i dipendenti della Sanità e dell'assistenza sociale, in sciopero martedì 13, e della scuola, il 14 febbraio. Lo sciopero dei poliziotti si svolgerà con delle limitazioni previste dalla legge che regolamenta il lavoro della categoria e riguarderà forze dell'ordine e altro personale della polizia e del ministero degli interni. Martedì come detto sciopero di avvertimento di due ore, dalle 8 alle 10, degli impiegati nella Sanità e assistenza sociale, con il lavoro organizzato a regime domenicale o festivo. Non sono previste marce di protesta, come intende invece fare mercoledì il comparto istruzione ed educazione. Branimir Štrukelj, leader del sindacato di categoria, assicura che l'adesione sarà massiccia; oltre il 90 percento degli aderenti alla sigla sindacale ha confermato la protesta. È previsto un corteo in Piazza del congresso a Lubiana al quale, secondo gli organizzatori, dovrebbero partecipare circa 15 mila dipendenti del settore. Negli asili e nelle scuole mercoledì non si svolgeranno i regolari programmi didattici, sarà comunque garantita la sorveglianza.

Štrukelj ha commentato anche la presa di posizione della Camera di Economia, secondo cui accettare tutte le richieste formulate dai sindacati del pubblico impiego rappresenterebbe un peso al bilancio insostenibile. Pressioni, dice Štrukelj; evidentemente c’è la preoccupazione che le richieste di aumenti salariali possano investire anche il comparto privato, dove sarebbe giusta una maggiore partecipazione dei lavoratori alla ripartizione degli utili.