Oggi l'ottantesimo anniversario dell'attacco della Germania nazista al Regno di Jugoslavia, avvenuto la mattina del 6 aprile, sferrato dalle potenze dell'Asse su decisione di Hitler che voleva così punire il Paese per il repentino dietro-front dall'allenza a cui il Regno di Jugoslavia seppur recalcitrante aveva aderito qualche settimana primaIl voltafaccia venne considerato un tradimento da Aldolf Hitler che decise di punire la Jugoslavia e ritardare di quattro settimane la campagna di Russia e l'operazione Barbarossa. Il massiccio bombardamento aereo di Belgrado causò enormi danni materiali alla città e 4 mila morti. Nella spartizione della Jugoslavia l'Italia ebbe un ruolo preminente. Sul tema questo pomeriggio è stata presentata on line all'Università di Trieste la mostra "A ferro e fuoco. L'occupazione italiana della Jugoslavia 1941-1943", curata dal professor Raoul Pupo e realizzata dal Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Trieste assieme all'Istituto nazionale Parri e all'Istituto regionale per la storia della resistenza. Proprio l'Istituto Parri ha esteso in questi giorni un appello al Presidente della Repubblica e alle istituzioni italiane per un riconoscimento ufficiale dei crimini fascisti e dell'esercito italiano nel corso dell'occupazione, avvenuta il 6 aprile 1941. Su questo territorio si contano oltre un milione di morti. La dichiarazione di condanna dei crimini di guerra -sottoscritta anche da molte istituzioni e esponenti dei Paesi dell'ex Jugoslavia, in Slovenia anche dai deputati Meira Hot e Matjaž Nemec, rappresenterebbe un ulteriore passo in avanti sulla strada della riconciliazione europea e di una più ampia comprensione dei processi storici.
Miro Dellore