Forti tensioni ieri nel centro di Atene: decine di migliaia di manifestanti da tutto il Paese, gli organizzatori parlano di oltre 100 mila, si sono radunati in Piazza Syntagma, fuori dal Parlamento greco, per protestare contro l'accordo raggiunto con la Macedonia sul nuovo nome della ex repubblica jugoslava. Dalla folla sono stati lanciati oggetti e vernice contro le forze dell'ordine in tenuta anti-sommossa che presidiavano il palazzo e che hanno risposto con lacrimogeni. Scontri sono scoppiati fra agenti e giovani incappucciati, riusciti a infiltrarsi nella manifestazione e a lanciare oggetti, provando a forzare la recinzione del Parlamento. Secondo l'ufficio del premier Tsipras, gli incidenti sono stati provocati da estremisti, membri della formazione di estrema destra Alba dorata, che hanno provato a entrare in Parlamento e "hanno attaccato i poliziotti con pezzi di legno e manganelli. All'origine della protesta, come detto, l'accordo raggiunto l'estate scorsa con Skopje sul cambiamento del nome della Macedonia in Repubblica della Macedonia del Nord, che mette fine a una contesa diplomatica di quasi 30 anni. Ricordiamo che l'intesa è stata approvata dieci giorni fa dal Parlamento macedone, con la necessaria maggioranza dei due terzi. Per diventare operativa deve però essere ratificata anche dal Parlamento greco, che proprio oggi inizia il dibattito in merito. Il voto finale è atteso in settimana. Servirà la maggioranza assoluta. Il partito Syriza del premier ha 145 seggi, i voti mancanti sono stati assicurati dai deputati indipendenti e da alcuni partiti minori. Da un sondaggio emerge che ben il 70 percento dei greci è contrario all'accordo con Skopje.
Delio Dessardo