I tempi sono ormai maturi per l'allargamento dell'Unione europea ai Balcani occidentali, e bisogna farlo il prima possibile. Tramite la sua fondazione "Amici dei Balcani occidentali", Borut Pahor ha affrontato da diverse prospettive la necessità e l'urgenza di inglobare i paesi della regione nelle istituzioni comunitarie, una convinzione che è frutto di una frequentazione quasi quarantennale con la regione. Punto di partenza del suo intervento, però, è stata l'ambiguità di Bruxelles, che con la commissione per l'allargamento, guidata da Marta Kos, ha come priorità l'Ucraina e non i Balcani occidentali. Giusto e legittimo, ha specificato Pahor, ma non bisogna perdere il vento favorevole del momento storico, per questo l'ambizione è di avviare un processo simile a quello che, oltre 20 anni fa, portò all'allargamento ai paesi dell'Europa centrale e orientale. In particolare questo è necessario per la Serbia dove convergono gli interessi di Russia, Cina e Turchia, frutto di una convenienza temporanea senza prospettiva strategica, come ha detto Pahor in risposta a una domanda dal pubblico. L'adesione alla Nato di Macedonia del Nord, Montenegro e Albania, nonché la presenza di forze militari in Bosnia-Erzegovina e Kosovo, garantiscono stabilità e sicurezza alla regione, ma la questione tempo è fondamentale, ha detto ancora l'ex presidente nel suo intervento interamente in italiano. Al termine della relazione i senatori Giulio Terzi di Sant'Agata e Pierferdinando Casini, rispettivamente di Fratelli d'Italia e del Partito Democratico, hanno preso la parola per convenire sull'urgenza di superare dubbi e incertezze, a dimostrazione che l'allargamento ai Balcani occidentali va oltre le divisioni politiche.
Valerio Fabbri