Senza un accordo consensuale sulla tassazione dei colossi del Web, le controversie commerciali e fiscali potrebbero aumentare a dismisura. Il monito all’Europa a metter a punto una tassazione equa e uniforme sulle attività delle gradi società informatiche, come Google, Amazon., Apple e Facebook, giunge dall’Ocse, ma il tema è all’attenzione delle istituzioni, anche delle Corti, europee da anni.
Fatturati da miliardi di euro sfuggono alla rete del fisco, e il problema della tassazione dei profitti dei colossi del web, che operano in Europa con percentuali di tassazione bassissime continua ad essere terreno di scontro con le istituzioni nazionali ed europee.
In Italia ad esempio, secondo uno studio di Mediobanca, dal 2015 al 2019 i giganti del web e del software hanno più che raddoppiato il fatturato toccando i mille miliardi. I primi tre, Amazon, Google e Microsoft, hanno fatto circa la metà dei ricavi, ma la metà dell'utile è tassato in paesi a fiscalità agevolata, Irlanda, Singapore, ma anche Cina e Stati Uniti, con un risparmio fiscale di oltre 46 miliardi in 4 anni, tutto alla luce del sole e perfettamente legale.
I governi nazionali stanno mettendo a punto delle web tax, ma tratta di società che operano a livello continentale e globale, e il tema deve essere affrontato in ambito comunitario: Bruxelles sta preparando una lista di una ventina di grandi società per sottoporle regole più stringenti in tema di concorrenza per tutelare le imprese più piccole, ma sulla web tax l’Europa è divisa fra paesi come Italia, Francia e Germania, che chiedono norme più severe, e Irlanda, Lussemburgo, Olanda, che invece sfruttano regimi fiscali vantaggiosi per far investire questi gruppi nei rispettivi territori.
Di recente ad esempio una sentenza della Corte europea ha dato ragione alla Apple citata da Bruxelles per il fatto di aver pagato le tasse negli Stati uniti nonostante abbia due società in Europa, ma la battaglia continua. “State sicuri che una singola sentenza non scoraggerà il nostro impegno sulla questione della giusta tassazione dei profitti realizzati nell’Unione europea”, ha assicurato il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni.
A complicare ulteriormente le cose ci sono poi le pressioni del Presidente americano Donald Trump, che da una parte ha varato una sanatoria che prevede un'aliquota del 5,25 per cento per recuperare almeno parte delle imposte in America, dall’altra ha minacciato ritorsioni se le società venissero tassate in Europa.
Alessandro Martegani
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