
Un nuovo scandalo di corruzione scuote il Parlamento europeo e riporta in primo piano il problema dell’influenza esterna sulle istituzioni dell’UE. Secondo le indagini, diversi lobbisti della multinazionale cinese sono stati arrestati con l’accusa di corruzione, organizzazione criminale, falsificazione e riciclaggio di denaro. L’operazione, denominata “Generazione”, ha visto gli agenti dell’Ufficio centrale per la repressione della corruzione setacciare abitazioni e uffici di persone sospettate di aver cercato di influenzare politici europei a favore di Huawei. Le indagini mirano a far luce sui rapporti tra l’azienda cinese e alcuni attuali ed ex membri del Parlamento europeo.
Lo scandalo tocca direttamente anche l’Italia. Al centro delle indagini c’è Valerio Ottati, 41 anni, direttore degli affari pubblici dell’ufficio Huawei presso l’UE dal 2019. Prima di lavorare per il colosso cinese, Ottati è stato per dieci anni assistente parlamentare a Bruxelles, collaborando con un eurodeputato di Forza Italia e successivamente con uno del Partito Democratico. Dal 2009 al 2014 Ottati si è occupato di relazioni tra l'Unione europea e Pechino, curando il dialogo su cooperazione per l’innovazione, rapporti commerciali e accesso al mercato. Ora, gli inquirenti stanno cercando di capire se questi legami abbiano favorito un sistema di corruzione a vantaggio di Huawei. L’indagine getta nuove ombre sulla trasparenza del Parlamento europeo e solleva interrogativi sul livello di influenza che potenze straniere potrebbero esercitare sulle decisioni politiche dell’Unione. A proposito l’Eurocamera ha fatto sapere di “aver preso atto delle informazioni” evidenziando che, quando richiesto, il Parlamento europeo ha sempre collaborato pienamente con le autorità giudiziarie.
B.Z.