La Commissione Europea ha presentato un atto legislativo che dovrà servire a diversificare le fonti di approvvigionamento nel delicato settore delle materie prime cruciali, quelle utilizzate nella produzione di micro processori o batterie. La mossa è stata decisa per dare una politica industriale in campo tecnologico e rafforzare l'autonomia strategica europea. Entro la fine del decennio la dipendenza da un solo paese dovrà essere limitata al 65 per cento della domanda. Il regolamento prevede misure che possano permettere di rispondere almeno al dieci per cento della domanda interna, e sempre entro la fine del decennio i Paesi dovranno essere autonomi per il 40 per cento nella lavorazione e raffinazione degli elementi e per almeno il 15 per cento nel loro riciclaggio. I Paesi membri dovranno facilitare i permessi, quindi l'iter dovrà ridursi a 24 mesi per l'estrazione e 12 mesi per il riciclaggio. Il Vice Presidente della Commissione Dombrovskis ha dichiarato che l'obiettivo è che in un contesto competitivo le fonti di approvvigionamento siano affidabili, precisando di attendersi che la domanda mondiale delle terre rare crescerà di 5 o 6 volte entro il 2030 e di 7 volte entro il 2050. Ciò vuole dire che è necessario ridurre la dipendenza dalla Cina, varando nuovi accordi con Cile, Nuova Zelanda, Norvegia, Groenlandia, Argentina, Congo, Ruanda oltre a quelli già firmati con Namibia e Kazakhistan. La legge, che dovrà essere approvata dall'europarlamento e dal Consiglio, prevede il coordinamento nello stoccaggio mentre il finanziamento potrà avvenire tramite denaro privato oltre che denaro pubblico, sia comunitario che statale. La Commissione dovrà affrontare una contraddizione, vale a dire la richiesta ai produttori di maggiore sensibilità ambientale a fronte del bisogno urgente di terre rare, mentre sul versante interno la questione autorizzativa non è semplice in quanto in molti Paesi l'estrazione di materie prime può essere molto controversa.
Franco de Stefani