In base a quanto trapelato da fonti di Bruxelles, i governi europei si sarebbero mostrati compatti nel rifiutare la richiesta del leader del Cremlino in merito al pagamento in rubli delle forniture di gas. Nonostante il clima di incertezza sul decreto russo entrato in vigore il primo aprile, i 27 ambasciatori Ue si sono detti concordi nel sottolineare che i contratti debbano essere osservati e rispettati nelle valute previste, vale a dire euro o dollari. Univoco quindi il messaggio che arriva da Bruxelles a cui si è unito anche il ministro dell'Infrastruttura sloveno Jernerj Vrtovec, secondo cui Lubiana non avrebbe intenzione di cedere ai ricatti russi. Al contempo ha ribadito come in Europa le prospettive di diversificazione delle forniture di gas siano buone e non vede quindi al momento alcuna ragione per ridurne il consumo. Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato ieri il decreto, entrato in vigore oggi, con cui impone ai cosiddetti paesi ostili il pagamento in rubli del gas naturale russo. Gazprom, il gruppo statale russo del gas, ha intanto iniziato a notificare ai clienti il nuovo meccanismo per i pagamenti dando indicazioni tecniche, dopo che il Cremlino ha ordinato un nuovo sistema che prevede obbligatoriamente la conversione dei pagamenti in rubli. La società ha al contempo sottolineato come sia un partner responsabile e continuerà ad esportare gas ai clienti in maniera sicura. Da parte sua il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha precisato che le forniture di gas non saranno interrotte se i clienti non confermeranno il pagamento in rubli entro il primo aprile, sottolineando come il decreto possa esser annullato se dovessero cambiare le condizioni. Nonostante le preoccupazioni, il gas continuerà quindi ad arrivare in Europa, raggiungendo la quantità massima garantita dagli attuali contratti.
Maja Novak