L'ultima volta che gli austriaci si erano recati alle urne era il settembre di cinque anni fa quando elessero cancelliere il popolare Sebastian Kurz (coalizione con i Verdi) diventato all'epoca, a 31 anni, il più giovane primo ministro di sempre al mondo. Negli ultimi cinque anni sono accadute tante cose nello Stato nel cuore delle Alpi. La caduta di Kurz, con tanto di dimissioni, il brevissimo interregno del compagno di partito Alexander Schallenberg (meno di due mesi) e dal 6 dicembre 2021 la nomina di Karl Nehammer, anche lui dei Popolari.
L'estrema destra della FPOe, il Partito delle Libertà, guidata da Herbert Kickl, è attualmente al 29%, davanti ai conservatori della OeVP, che guidano l'Austria dal 1987, al 23%, mentre la SPOe è al 21%. Dopo aver toccato il punto più basso nel 2019 a seguito dello scandalo per corruzione conosciuto come Ibiza-gate, Kickl è riuscito a risalire abbastanza velocemente puntando il dito contro l'immigrazione, le misure anti-Covid, le politiche climatiche, ed esprimendo la sua contrarietà alle sanzioni anti-Russia in nome della neutralità austriaca. Anche se sono stati già tre volte partner di governo, una vittoria domenica sera secondo tanti rappresenterebbe "un terremoto".
Tra gli argomenti più cari agli austriaci ci sono il costo della vita, la sicurezza, il clima (le inondazioni delle settimane scorse sono costate la vita a cinque persone) e il gas russo. Per questo anche i conservatori-moderati di OeVP hanno puntato su stop all'immigrazione e alleggerimento della pressione fiscale su imprenditori e straordinari.
Fondato negli anni Cinquanta da ex ufficiali nazisti, il Freiheitliche Partei Österreichs ha vissuto diverse stagioni - negli anni '80 fu persino alleato dei Socialdemocratici, quando visse una fase moderata - ma dalla segreteria di Jörg Haider in poi milita su posizioni nettamente nazionaliste ed anti-Ue, tanto che a Bruxelles si teme l'ennesima spallata destabilizzante.
Valerio Fabbri