L'Unione europea sta lavorando a una nuova strategia per gestire i flussi migratori e regolamentare in maniera differente gli sbarchi. Gli Stati membri stanno pensando di mettere in piedi delle "Regional disembarkation platforms", o "Piattaforme regionali di sbarco" che, situate all'esterno dell'Unione, dovrebbero servire a far sbarcare i migranti soccorsi in mare e individuare tra loro quelli quelli che potrebbero avere diritto alla protezione internazionale, distinguendoli dai migranti economici. Lo si legge nella .
"Al fine di stabilire un quadro più prevedibile per trattare con coloro che sono partiti in mare e sono stati salvati nelle operazioni di ricerca e salvataggio, il Consiglio europeo sostiene lo sviluppo del concetto di piattaforme di sbarco regionali in stretta cooperazione con Unhcr (l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, ndr) e Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni, ndr)”. Secondo il testo queste piattaforme “dovrebbero consentire una rapida elaborazione, per distinguere tra migranti economici e coloro che necessitano di protezione internazionale e ridurre l'incentivo a intraprendere viaggi pericolosi"
Per provare a spiegare il piano, e raccogliere feedback direttamente dai leader Ue prima della riunione, il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, sta intraprendendo un tour nelle capitali e proprio domani (mercoledì) sarà a Roma per incontrare il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
La Commissione non è mai stata favorevole all'idea, ed esprime perplessità sulla possibilità che qualche Stato non comunitario, plausibilmente una nazione nord africana, accetti di ospitare una di queste piattaforme, e quindi i conseguenti sbarchi. Proprio questo pomeriggio, in un breve punto stampa a margine di un suo incontro con i ministri dell'Interno di Austria, Bulgaria e dei paesi dei Balcani Occidentali, il commissario Ue alla Politica dell'Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, ha ribadito che la questione dei campi profughi esterni all'Ue non è stata discussa con i Paesi che dovrebbero eventualmente ospitare queste strutture. "Conoscete un solo paese extra Ue che abbia espresso il desiderio di avere uno di questi campi sul suo territorio?", ha chiesto il commissario ai cronisti. La strada verso questa soluzione è insomma ancora lunga, ed è tutta in salita.
Articolo realizzato nell'ambito del progetto Europa.Today e con il finanziamento del Parlamento Ue
Alfonso Bianchi