In fuga dalla guerra come milioni di altri ucraini, ma una volta arrivate al confine devono subire un altro sopruso: è la sorte delle centinaia di transgender in fuga dall'Ucraina. Centinaia di persone che, una volta arrivate ai confini del paese per cercare di mettersi al riparo, non riescono a passare la frontiera perché, risultando uomini dai documenti, non possono lasciare il paese come previsto dalla legge marziale entrata in vigore subito dopo l'invasione russa per tutti i cittadini di sesso maschile.
Secondo le organizzazioni LGBTQ ucraine ci sono già centinaia di casi di questo tipo; l’unico modo per lasciare il paese per queste persone è farsi fare un certificato dal medico e andare poi a farsi cancellare dalle liste di arruolamento, ma molte avevano già lasciato le proprie case e le proprie città, e inoltre la situazione ai confini non consente sempre di far valer i propri diritti, senza contare che i temi di genere, dell'omosessualità e del cambio di sesso, in Ucraina sono ancora molto difficili da porre. Non c’à alcuna legge sui diritti gay nel paese.
Alcune fingono di aver parso i documenti per essere riconosciute come donne al confine, ma ci sono anche denunce di abusi, e secondo i primi dati circa il 90 per cento dei transgender è stato respinto.
Anche in Italia il Partito Gay per i diritti LGBT+, guidato da Fabrizio Marrazzo, ha chiesto l'intervento del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, per "consentire anche a medici italiani volontari di andare al confine per certificare le persone trans e farle uscire dall'Ucraina".
Alessandro Martegani