A poche ore dalla visita a Bruxelles del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, le truppe russe hanno lanciato solo ieri sul territorio ucraino un totale di 106 razzi e 74 missili da crociera, secondo quanto reso noto dallo Stato Maggiore delle Forze Armate del paese nel rapporto mattutino pubblicato su Facebook. E anche nelle prime ore di questa mattina Mosca ha attaccato la città di Vovchansk, nella regione di Kharkiv al confine con la Russia, anche se non è ancora chiaro il bilancio di eventuali vittime o feriti.
Quel che è certo è che, oltre ai missili, le forze russe hanno utilizzato anche dei droni di fabbricazione iraniana per attaccare tre infrastrutture energetiche nella regione di Dnipropetrovsk, nell'Ucraina centrale, provocando ingenti danni al sistema energetico, secondo il gestore Ukrenerho. I missili hanno infatti colpito diverse centrali termiche e idroelettriche, con una situazione particolarmente difficile nella regione, dove sono numerose le segnalazioni di blackout, con l'ulteriore conseguenza di rallentare i piani per il ripristino dell'approvvigionamento energetico. Tuttavia, secondo l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, le centrali nucleari di Rivne, nell'ovest del paese, e dell'Ucraina meridionale hanno dovuto ridurre la produzione a causa dell'instabilità della rete.
E mentre si avvicina il primo anniversario dell'invasione russa in Ucraina, la possibilità di avviare negoziati di pace sembra ancora molto remota. Il viceministro degli Esteri della Federazione Russa, Sergei Vershinin, in un'intervista al canale televisivo Zvezda ha affermato che le decisioni per un eventuale cessate il fuoco vengono prese a Washington e a Bruxelles, non a Kiev, che a sua volta tramite il consigliere presidenziale, Mykhailo Podolyak, ha fatto sapere che i negoziati sono fuori discussione se Mosca non abbandona i territori occupati.
Valerio Fabbri