L'Occidente inasprisce le sanzioni contro la Russia. Mentre la Nato rafforza ulteriormente il sostegno militare a Kiev, arriva l'ok politico dei paesi comunitari ad un quinto pacchetto di sanzioni per colpire l'economia russa. Ma forse il colpo più duro è stato inferto a Mosca con l'espulsione dal Consiglio dell'Onu per i diritti umani. "Una decisione motivata dalla pressione politica esercitata dagli Stati Uniti", sottolinea Mosca, ricordando come si tratti di una sospensione illegale. La decisione è stata adottata con 93 voti contro 24 e 58 astensioni. La Cina è uno dei Paesi che si sono pronunciati contro l'esclusione della Russia; Pechino ha motivato la decisione spiegando come il dialogo e il negoziato rappresentino l'unico modo per uscire dalla crisi in Ucraina. "Ci opponiamo fermamente alla politicizzazione delle questioni relative ai diritti umani", ha dichiarato l'ambasciatore cinese all'Onu. Di tutt'altro tono i commenti degli Stati Uniti, che sono stati i promotori dell'iniziativa. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha detto che "un Paese che viola continuamente i diritti non può sedere in un organo che ha come compito la tutela dei diritti". La situazione in Ucraina si fa intanto sempre più difficile; il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha infatti fatto sapere che la situazione a Borodyanka, nei pressi di Kiev, è molto più orribile di quella registrata a Bucha. Il leader di Kiev parla di decine di corpi recuperati. Nel 44-esimo giorno di guerra la vicepremier ucraina, Iryna Vereschchuk, fa sapere che sono quasi 4.700 le persone evacuate attraverso i corridoi umanitari nelle ultime 24 ore. La maggior parte di queste proviene da Mariupol e Berdiank, mentre sono più di mille i profughi dalla regione di Lugansk, nel Donbass.
Maja Novak