Giunto in Germania nel 2006 dall'Arabia Saudita durante la sua formazione specialistica, Al Abdulmohsen aveva richiesto asilo politico, sostenendo di essere perseguitato per le sue convinzioni. Nel corso degli anni, si era distinto per il suo impegno nell'assistere donne perseguitate nei Paesi del Golfo e per le sue dichiarazioni contro l'Islam, arrivando a definirsi nel 2019 "il critico più aggressivo dell'Islam nella storia". Le autorità saudite avevano segnalato più volte alle controparti tedesche la pericolosità dell’uomo, indicandolo come ricercato in Arabia Saudita per accuse di terrorismo e traffico di ragazze minorenni. Nonostante ciò, la Germania rifiutò la sua estradizione. Il presunto attentatore sarebbe dovuto comparire in tribunale il 19 dicembre, giorno prima all’attacco, nell’ambito di un procedimento aperto contro di lui per “abuso delle chiamate ai servizi di emergenza”, ma non si presentò in aula.
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz si è recato sul luogo dell'attentato per rendere omaggio alle vittime, definendo l'evento "un'azione terribile e folle". Scholz ha sottolineato l'importanza di fare chiarezza sull'accaduto con la massima precisione e accuratezza. "Per me è importante che restiamo uniti come Paese e che ci parliamo. Non è l'odio a determinare la nostra convivenza, ma il fatto che siamo una comunità che vuole costruire un futuro comune e che non lascia vincere chi vuole seminare odio" ha aggiunto.
Le indagini sono in corso per chiarire le motivazioni del gesto e per comprendere eventuali falle nel sistema di sicurezza che potrebbero aver permesso l’attacco. Nel frattempo, la comunità internazionale ha espresso solidarietà alla Germania, condannando fermamente l’accaduto.
B.Z.