Zagabria non nasconde l'intento di inviare armi all'esercito ucraino, ma nega qualsiasi collegamento con i volontari croati recatisi a combattere nel paese. L'appoggio a Kiev era stato confermato nei giorni scorsi dallo stesso premier Plenković intervenuto al Parlamento dove aveva parlato dello stanziamento di 124 milioni di kune, 16 milioni di euro circa per l'acquisto di armi e materiale bellico. "Ne' il Ministero alla difesa, né il governo hanno approvato però l'invio di militari in Ucraina" dicono a Zagabria confermando così le parole dell' attaché militare croato a Mosca che nei giorni scorsi era stato convocato dalle autorità russe che denunciavano l'adesione di almeno 200 mercenari croati alla resistenza ucraina. "Numeri esagerati, al momento si potrebbe trattare di una decina di volontari che si sono recati a combattere per conto proprio" fanno capire a Zagabria. Un'opinione condivisa pure da alcuni veterani della guerra patriottica come Denis Šeler che nel 2014 aveva aderito ai combattimenti in Ucraina ed era stato insignito con una medaglia al merito da parte delle autorità locali. "Anche allora eravamo al massimo una trentina" ha affermato l'ex militare mentre altri hanno raccontato di aver combattuto con il battaglione Azov, inquadrato nella Guardia nazionale ucraina e di chiara ispirazione neonazista. "I cittadini croati che decidono di aderire alla resistenza ucraina non violano alcuna legge nazionale ma ci vanno a loro rischio e pericolo" spiegano gli esperti aggiungendo che "La Croazia non ha alcuna ingerenza e non può bloccarli ma neanche - in caso di bisogno- correre in loro aiuto o soccorso".
(lpa)