Via libera alla ratifica dello stop ai motori termici entro il 2035, ma la Polonia ha votato contro e l’Italia, accanto a Bulgaria e Romania si è astenuta, confermando lo scarso entusiasmo verso un passo che potrebbe mettere in seria difficoltà uno dei settori principali della produzione industriale della penisola.
È l’esito del vertice europeo dei ministri dell'Energia che hanno ratificato a maggioranza il regolamento sullo stop ai motori termici alimentati a benzina e diesel nel 2035.
Secondo il resoconto finale della votazione la Germania si sarebbe allineata alla maggioranza favorevole allo stop, ma dopo l'intesa sull'utilizzo degli e-fuel, i carburanti sintetici, raggiunta con la Commissione europea nel fine settimana. L’accordo consentirà, anche dopo il 2035, la produzione di veicoli con motori termici, purché alimentati esclusivamente da e-fuel.
Nonostante le richieste dell’Italia, sono restati invece fuori dal testo sulle emissioni i biocarburanti, ricavati da materie prime di scarto e residui vegetali, anche questi utilizzabili nei motori termici e adatti all’attuale rete di distribuzione, ma prodotti in modo differente.
Anche questo è stato un tema molto contestato: i carburanti sintetici al momento sono costosi, e non risolverebbero il problema di mobilità su larga scala.
Il Consiglio e il Parlamento europeo intanto hanno raggiunto una prima intesa per la realizzazione delle stazioni di ricarica elettriche e a idrogeno per auto e mezzi pesanti, sulle principali reti stradali dei paesi dell'Unione. Le stazioni di ricarica per le auto elettriche dovranno essere installate ogni 60 chilometri entro il 2026 sule principali reti stradali, mentre per i mezzi pesanti e i pullman le stazioni di ricarica dovranno essere ogni 120 chilometri entro il 2028. Gli impianti di distribuzione dell'idrogeno dovranno invece essere installati ogni 200 chilometri entro il 2031.
L'intesa dovrà ora essere esaminata ed approvata dagli ambasciatori dei 27 e dal Consiglio europeo, dalla commissione trasporti e dall’assemblea plenaria dell'Europarlamento.
Alessandro Martegani