A pochi giorni dall’approvazione della legge che impedisce di fatto la restituzione della maggior parte delle proprietà confiscate agli ebrei durante la Shoah e anche dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Polonia, invece che calmare le acque con Israele sembra voler aumentare i toni della polemica in corso.
Come riportato da diverse testate israeliane, Varsavia starebbe valutando se far continuare i viaggi degli studenti israeliani nei campi di sterminio nazisti presenti sul suo territorio. Secondo il vice ministro agli esteri polacco Pawel Jablonski, questi non si svolgerebbero “in modo corretto”, instillando “odio per la Polonia nella testa dei giovani israeliani”. “Abbiamo a che fare con un sentimento anti-polacco”, ha aggiunto Jablonski e “una delle ragioni di ciò è il modo in cui i giovani israeliani vengono educati e cresciuti”.
Ad indignarsi per tali affermazioni sono state in queste ore non solo le autorità e l’opinione pubblica israeliane, ma anche associazioni e rappresentati delle varie comunità ebraiche presenti nel mondo preoccupate per la deriva presa dalla Polonia, dove le forze politiche attualmente al governo stanno mettendo in atto ormai da anni una precisa strategia volta a presentare i polacchi solo come vittime dei nazisti prima e dei sovietici poi, rimuovendo qualsiasi loro responsabilità polacca nel processo di annientamento degli ebrei.
A tal fine il governo polacco contesta qualsiasi tipo di interpretazione storiografica che ricostruisca quello che fu il fenomeno del collaborazionismo polacco con i tedeschi nella Shoah, frutto anche dell'antisemitismo fortemente presente in parte della popolazione locale ben prima dell'arrivo dei nazisti.
Barbara Costamagna