È arrivato il via libera da parte della Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia del Parlamento europeo, alla proposta di revisione della direttiva sulle performance energetiche degli edifici, le cosiddette “case green”. I voti favorevoli sono stati 49, i contrari 18 e 6 gli astenuti. La proposta è stata approvata senza modifiche e ora dovrebbe approdare al voto in plenaria durante la sessione di marzo, per poi passare al negoziato con le altre istituzioni europee.
L’obiettivo delle nuove norme è quello di ridurre sostanzialmente le emissioni di gas a effetto serra e il consumo di energia nel settore edile dell’Unione entro il 2030, in modo da renderlo climaticamente neutro entro il 2050. Secondo il testo della direttiva, gli edifici residenziali dovranno raggiungere una classe di prestazione energetica minima di tipo E entro il 2030 e passare alla D entro i tre anni successivi. Al momento le abitazioni di classe inferiore alla D rappresentano circa il 74%. In ogni caso, sarà necessaria flessibilità per l’introduzione della direttiva, in quanto i patrimoni immobiliari dei 27 Paesi membri hanno varie differenze, soprattutto riguardo la definizione di “classe D”, la quale tutt’ora non è univoca in tutta l’Unione.
La proposta però sembra prevedere delle eccezioni: case vacanza, palazzi storici protetti, chiese e abitazioni indipendenti con meno di cinquanta metri quadrati, saranno esclusi dalla direttiva europea. Inoltre, ulteriori deroghe verranno concesse in caso di costi eccessivi delle materie prime o impossibilità tecnica per la realizzazione degli interventi, i quali potranno essere cofinanziati con risorse nazionali o attraverso un eventuale fondo europeo prestabilito.
B.Ž.