Ieri nessuno dei sette candidati in lizza è riuscito a superare la soglia del 50 percento. Milo Đukanović, del partito democratico dei socialisti, si è fermato al 35,2 percento, Jakov Milatović al 29,2. Al terzo posto, con il 19,3 percento delle preferenze, Andrija Mandić, leader del fronte democratico, filoserbo e filorusso, che alla vigilia veniva accreditato come il più serio avversario di Đukanović. Più indietro gli altri candidati. Finora tutti i capo di stato succedutisi in Montenegro erano esponenti del partito di Đukanović. L'esito del ballottaggio sarà importante per il futuro del partito democratico dei socialisti, al governo da decenni e dall'agosto 2020 all'opposizione. Da allora il paese ha attraversato un periodo di instabilità politica; è stato guidato dapprima da una maggioranza risicata, costituita da una coalizione eterogenea, raccolta attorno al Fronte Democratico e dal maggio dello scorso anno da un esecutivo di minoranza, con premier il giovane riformista Dritan Abazović, di etnia albanese, con il sostegno esterno del partito di Đukanović. Ad agosto però il Parlamento del Montenegro ha votato la sfiducia anche a questo esecutivo, in seguito ad una mozione presentata da cinque partiti guidati proprio da quello Democratico dei Socialisti. Queste presidenziali rappresentano quindi un significativo test per i partiti a pochi mesi dalle elezioni parlamentari anticipate, indette da Đukanović per l'11 giugno. L'esito del ballottaggio è tutt'altro che scontato, in quanto Milatović potrà contare sul sostegno del terzo piazzato, Andrija Mandić, e su quello del premier uscente, Abazović. L'affluenza a questo primo turno è stata di poco superiore al 63 percento. Il mandato presidenziale lo ricordiamo, è di 5 anni.
Delio Dessardo