Crollati i regimi comunisti del blocco sovietico crollò anche la Jugoslavia, quell'amalgama di popoli, culture e religioni che Tito seppe tenere in vita con colpi ora al cerchio ora alla botte dimenticandosi, però, di preparare la successione al trono. Chiaramente, quello che era rimasto dopo le epurazioni degli anni '70, non era all'altezza della situazione che ben presto, senza Tito, cominciò a sfuggire di mano. Di volta in volta emergono testimonianze, vere o presunte tali, di riflessioni e confidenze che il Vecchio avrebbe fatto nei suoi ultimi anni. La più recente rivelata da uno dei suoi nipoti dice che Tito si pentì, prima di morire, della costituzione del 1974, che rafforzò i poteri delle sei repubbliche e delle due regioni autonome incorporate nella Serbia. Con tutti i suoi meriti di stratega e statista Tito era rimasto bolscevico, dosando attentamente le aperture politiche poi troncate quando diventavano troppo pericolose. Se negli anni '50 le critiche di Đilas alla nuova classe potevano essere premature, in quel contesto storico, molti vedono la resa dei conti con le correnti liberali spazzate via negli anni '70, primavera croata, soprattutto il tandem Nikezić-Perović in Serbia, anche in Slovenia con Stane Kavčič, in Macedonia e in Bosnia Erzegovina, come quella che impedì l'evoluzione decisiva. Senza Tito, i presupposti per andare avanti cominciarono presto a venir meno, un nuovo Tito era inimmaginabile, nonostante la megalomania di Milošević acclamato dai suoi. Al massimo ci si poteva divertire, tra virgolette, con qualche imitazione patetica come Tudjman in uniforme bianca. La tragica fine dell’Unità e Fratellanza con la quale Tito vinse la guerra partigiana fu l'occasione per i nazionalismi più beceri e i risultati li conosciamo. Il nome di Tito proscritto dalla nuova democrazia viene oggi tuttavia ricordato, anche con nostalgia, da coloro che non si ritrovano nell'insicurezza generata dal capitalismo neoliberale e rimpiangono i tempi in cui il lavoro in pianta stabile non era un sogno. Chi ricorda la repressione non sarà, naturalmente, d'accordo. In Cina i meriti e i torti di Mao Tse-tung sono stati percentualizzati, nella Jugoslavia che non c’è più, l'ottica è bianca o nera.

Boris Mitar

Foto: Radio Koper
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