L'Unione Europea ha «fortemente incoraggiato» gli stati membri a introdurre tamponi obbligatori per chi arriva in aereo dalla Cina, dove è in corso un'enorme ondata di contagi dopo l'abbandono della strategia "zero COVID" da parte del governo cinese. La raccomandazione non è di per sé vincolante, ma il Meccanismo integrato di risposta alle crisi ha fatto sapere che gli stati dell'Unione hanno acconsentito a rivedere le proprie regole entro metà gennaio.
Per ora misure di questo tipo sono state adottate solo da alcuni paesi europei, tra cui l'Italia, ma l'intento di Bruxelles è di uniformare l'approccio di tutti i paesi membri.
Dopo la decisione del ministro della Salute italiano, Orazio Schillaci, di rendere obbligatori i tamponi all'arrivo dei passeggeri dalla Cina, anche l'Europa ha deciso di muovere i primi passi in tal senso. In seguito ad alcuni giorni di tira e molla la decisione è arrivata nella serata del 4 gennaio, con gli Stati membri che sarebbero "fortemente incoraggiati a introdurre per tutti i passeggeri in partenza dalla Cina agli Stati membri il requisito di un test Covid-19″. Oltre al test negativo fatto nell'arco delle 48 precedenti alla partenza, il gruppo che si occupa del coordinamento delle crisi a livello europeo ha raccomandato agli stati membri di eseguire tamponi rapidi a campione direttamente in aeroporto a chi arriva dalla Cina, per poi sequenziarli e identificare le varianti presenti, per il timore di incubazione di nuove varianti. Tuttavia gli esperti del Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie sono convinti che eventuali varianti di origine cinese già circolano sul nostro continente.
La Cina ha svolto la campagna di profilassi con i vaccini di produzione nazionale Sinovac e Sinopharm. Secondo una valutazione dell'Organizzazione mondiale della Sanità, che ha chiesto a Pechino dati affidabili e certi sul numero di contagi e decessi legati al Covid, la copertura vaccinale nel Paese è insufficiente, con solo il 40% delle persone oltre gli 80 anni coperta dalle tre dosi necessarie, rispetto all'83% di popolazione dell'Unione completamente vaccinata.
Valerio Fabbri