Foto: Oceanik Izola Foto: Radio Koper
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Quali sono i paradisi dei lavoratori? In quali Paesi si guadagna di più? Certo in una classifica del genere si dove tenere conto anche del costo della vita ma se guardiamo i salari nell'Unione europea ci rendiamo conto che le differenze tra gli Stati membri sono davvero impressionanti. Secondo i dati Eurostat il Paese in cui i dipendenti sono più 'ricchi' è la Danimarca dove, il guadagno orario medio lordo in euro è di 25,5 euro, seguita da Irlanda (20,16), Svezia (18,46), Lussemburgo (18,38), Belgio (17,32) e Finlandia (17,24). Il centro e l'est dell'Europa sono invece i paradisi delle aziende, che possono pagare i propri lavoratori con stipendi a dir poco irrisori.

In Bulgaria i salari più bassi, Italia sotto la media Ue

I guadagni lordi medi più bassi si registrano in Bulgaria dove sono di appena 1,67 euro, il prezzo di un caffè. Ci sono poi la Romania con 2,03 euro, Lituania (3,11), Lettonia (3,35) e Ungheria (3,59). In pratica negli Stati membri più ricchi gli stipendi medi sono 15 volte superiori a quelli dei Paesi più poveri. L'Italia è lontana da entrambi questi estremi e si piazza vicino alla media comunitaria, anche se purtroppo al di sotto. Mentre nell'Europa a 28 lo stipendio medio lordo orario è di 13,14 euro nello Stivale è di 12,49.

I lavoratori poveri

All'interno degli stessi Paesi membri poi ci sono differenze retributive che mostrano il volume delle ingiustizie sociali presenti nel Continente. Il quadro di queste statistiche ci viene fornito dalle percentuali dei lavoratori a 'bassa retribuzione', quei lavoratori dipendenti le cui retribuzioni sono pari o inferiori ai due terzi delle retribuzioni orarie lorde mediane nazionali. Nel 2014 rientrava in questa categoria il 17,2% dei dipendenti europei mentre la percentuale riferita alla zona euro è del 15,9%. A livello nazionale le percentuali di questi lavoratori più poveri si registrano in Lettonia (25,5%), Romania (24,4%), Lituania (24,0%) e Polonia (23,6%), seguite da Estonia (22,8%), Germania (22,5%), Irlanda (21,6%) e Regno Unito (21,3%). Per contro, rientrava in questa categoria una percentuale inferiore al 10% dei lavoratori di Svezia (2,6%), Belgio (3,8%), Finlandia (5,3%), Danimarca (8,6%), Francia (8,8%) e anche l'Italia (9,4%).

Salari italiani calano in barba all'aumento della produttività

Nel nostro Paese si registra però un trend negativo, con i salari che si mostrano in diminuzione. Nel 2017 sono diminuiti mediamente dello 0,9% a fronte di un aumento della produttività dello 0,4%. Trend opposto invece in altri Paesi: in Germania nel 2017 i salari sono cresciuti dello 0,6%, la produttività dello 0,7%. In Francia nel 2017 i salari e la produttività sono entrambi cresciuti dello 0,6%. Se guardiamo il più lungo periodo vediamo che tra il 2010 e il 2017 in Italia i salari sono addirittura diminuiti in termini reali del 4,3%. In Germania all'opposto sono cresciuti dell'8,3%, in Francia del 3,9%. In Gran Bretagna sono diminuiti del 2,4%. L'Italia ha anche il triste primato nella Ue del maggior tasso di Neet, giovani tra i 15 e i 24 anni che non studiano né lavorano, pari al 19,9% nel 2016. La media Ue in questa fascia di età è dell'11,6%. Dietro di noi ci sono Bulgaria (18,2%) e Romania (17,4%). La percentuale di Neet in Italia nel 2016 supera addirittura il 32% per la fascia di età tra i 25 e i 29 anni.