Dopo l'adozione della risoluzione su Srebrenica da parte dell'Assemblea Generale ONU, il Presidente dell'entità Republika Srpska della Bosnia-Erzegovina Milorad Dodik ha reso noto che proporrà alla federazione bosniaca un accordo sulla separazione pacifica, affinché il popolo serbo possa non vivere più nel Paese. Dodik ha precisato che il Governo dell'entità adotterà un'iniziativa in modo che entro i successivi trenta giorni rediga una relazione esaustiva sul funzionamento dello Stato degli ultimi 30 anni e poi di proporre la disintegrazione del Paese. Dodik ha indicato che si chiariranno i poteri politici associati con gli enti mantenendo l'attuale modello operativo in economia per arrivare tra qualche anno alla separazione. Dodik ha aggiunto inoltre che il popolo serbo non può vivere in Bosnia dopo la risoluzione di Srebrenica, secondo lui di fatto illegale e senza considerazione per la posizione serba, indicando che la questione non è stata presa in considerazione dalla Presidenza del Paese e che, senza alcuna decisione in merito, l'organismo non può avviare un'iniziativa in seno alle Nazioni Unite. Il responsabile della diplomazia europea Borrell ha dichiarato che non è la prima volta che si sentono tali dichiarazioni e previsioni, ricordando che gli Stati membri hanno ribadito il loro impegno inequivocabile per la prospettiva europea della Bosnia-Erzegovina come Stato unico, unificato e sovrano evidenziando la preoccupazione per le iniziative della Republika Srpska contrarie al percorso europeo, compresi la secessione, la retorica e le azioni che mettono in discussione l'ordine costituzionale del Paese. Borrell ha indicato che ciò potrebbe avere gravi conseguenze, sottolineando che esiste un quadro di sanzioni per coloro che minano l'unità e l'integrità territoriale del Paese.
Franco de Stefani