A sinistra Antonio Costa, presidente del Consiglio europeo, insieme a Donald Tusk, premier polacco, che dall'1 gennaio ha assunto la guida del Consiglio dell'Unione europea. Foto: Reuters
A sinistra Antonio Costa, presidente del Consiglio europeo, insieme a Donald Tusk, premier polacco, che dall'1 gennaio ha assunto la guida del Consiglio dell'Unione europea. Foto: Reuters

Da pochi giorni è avvenuto il cambio della guardia al Consiglio dell'Unione europea, ma è già polemica. La Polonia, infatti, ha ereditato le redini della guida comunitaria dall'Ungheria, ma Budapest non era presente ieri a Varsavia quando l'intero corpo diplomatico ha presenziato alla cerimonia programmatica per il prossimo semestre europeo. Il mese scorso Budapest aveva concesso asilo politico a Marcin Romanowski, ex vice ministro della Giustizia polacco arrestato a luglio nell'ambito di un'indagine sull'uso improprio di fondi pubblici. Romanowski era stato poi rilasciato ed è volato in Ungheria per mettersi al sicuro. Per questo il ministro degli Esteri polacco, Radoslaw Sikorski, ha deciso di lasciare fuori dalla lista degli invitati al Gran Teatro di Varsavia l'ambasciatore ungherese.
Polemica a parte, il messaggio della nuova presidenza di turno è molto chiaro: rafforzamento della sicurezza europea in tutte le sue dimensioni.
Ad assumere il comando sarà Donald Tusk, premier centrista, uomo di grande esperienza a livello Ue - è stato presidente del Consiglio europeo -, che ha detto con chiarezza di voler essere irremovibile su un punto: contrastare l'immigrazione irregolare, anche mettendo in archivio, sia pure temporaneamente, il diritto di asilo. La parola chiave per i prossimi sei mesi in Europa sarà quindi declinata in diversi ambiti: sicurezza esterna e militare, economica, energetica, alimentare, climatica, sanitaria e dell'informazione. L'impressione è quella di un'Europa che si sente assediata, sulla quale soffia un vento di chiusure.

Valerio Fabbri