La resistenza agli antibiotici causa ogni anno circa 25mila decessi e 1,5 miliardi di costi extra per il sistema sanitario dei Paesi membri. L'aumento della resistenza antimicrobica è dovuto a una serie di fattori, da una parte l'uso eccessivo e inappropriato di questi medicinali negli esseri umani, e dall'altra l'uso eccessivo negli allevamenti animali, che comporta una 'contaminazione' della carne che poi mangiamo che immunizza in questo modo il corpo umano.
La commissione Salute pubblica del Parlamento europeo ha approvato una risoluzione, che sarà votata in Plenaria in autunno, che chiede di limitare la vendita di antibiotici da parte di medici e veterinari e di rimuovere qualsiasi incentivo alle prescrizioni. I deputati hanno anche dato l'ok a un accordo, già informalmente raggiunto con il Consiglio Ue, per ridurre l'utilizzo di questi medicinali negli allevamenti, dove spesso vengono utilizzati in maniera preventiva per migliorare le prestazioni della produzione o compensare le cattive condizioni igieniche e evitare l'insorgere di malattie nelle bestie.
"Se non facciamo qualcosa la resistenza antimicrobica potrebbe causare più morti del cancro entro il 2050. Dobbiamo iniziare osservando l'intero ciclo, perché la salute delle persone e degli animali è interconnessa. Le malattie vengono trasmesse dalle persone agli animali e viceversa, ed è per questo che sosteniamo l'approccio olistico dell'iniziativa One Health", ha affermato la relatrice per il piano d'azione, , del gruppo socialista.
Le proposte del Parlamento
I deputati chiedono alla Commissione di mettere in atto un piano di monitoraggio a livello Ue e di stabilire indicatori per misurare i progressi nonché creare incentivi per stimolare gli investimenti in nuove sostanze che potrebbero sostituire gli antibiotici in alcuni casi. I test diagnostici rapidi, gli Rdt, potrebbero aiutare a ridurre l'uso di antimicrobici ma questi test al momento sono molto più cari dei medicinali e quindi raramente vengono utilizzati. Per questo l'Aula chiede di dare incentivi ai produttori per rendere gli Rdt più economici e diffusi.
"Oltre agli allevatori e ai proprietari di animali, l'uso di medicinali veterinari riguarda tutti noi, perché ha un impatto diretto sul nostro ambiente e sul nostro cibo”, ha aggiunto Françoise Grossetête, relatrice del testo concordato con il Consiglio sull'uso degli antibiotici negli allevamenti. Per la popolare francese con la nuova direttiva “saremo in grado di ridurre il consumo di antibiotici negli allevamenti, un'importante fonte di resistenza che viene poi trasmessa agli esseri umani”. La resistenza agli antibiotici, ha denunciato Grossetête, “è una vera spada di Damocle, che minaccia di inviare il nostro sistema sanitario nel Medioevo”.
Coldiretti: norme all'avanguardia
Sul tema si è espressa anche la Coldiretti che, nel felicitarsi per l'approvazione dei due testi, ha chiesto di estendere il divieto dell’uso preventivo di antibiotici nei mangimi anche agli allevamenti da cui provengono le carni importate nell’Unione europea. Con queste norme l’Unione europea, afferma l'associazione, “si pone all’avanguardia nel mondo per garantire i migliori standard di qualità e sicurezza alimentare” che vanno difesi anche “con norme di trasparenza che consentano ai consumatori di riconoscere dall’etichetta l’origine dei prodotti acquistati per fare scelte di acquisto consapevoli”. Per la Coldiretti si tratta di un “impegno importante soprattutto per un Paese come l’Italia che ha avviato da tempo questo percorso di riduzione dell’uso di antibiotici ma che importa quasi il 40% della carne consumata, anche da Paesi extracomunitari che non rispettano gli stessi standard”.
Alfonso Bianchi
Articolo realizzato nell'ambito del progetto Europa.Today e con il finanziamento del Parlamento Ue