Almeno 5.684 persone sono morte lungo le rotte migratorie verso e all'interno dell'Europa dall'inizio del 2021, con un numero crescente di vittime registrate nel Mediterraneo, ai confini terrestri e all'interno del continente. E' quanto rivela l'ultimo rapporto dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni, che fa emergere ancora una volta la necessità di istituire percorsi legali e sicuri per i profughi. Sono almeno 2.836 i morti e i dispersi nel Mediterraneo centrale, lungo la rotta utilizzata da quanti partono da Libia, Tunisia e Algeria e che cercano di arrivare soprattutto in Italia o a Malta, e su quella dell'Africa occidentale-Atlantico verso le isole Canarie; in questo caso nel periodo di riferimento, i decessi sono stati 1.532. Per entrambi le rotte marittime, lunghe e pericolose, si tratta comunque di dati sicuramente incompleti, a causa del difficile processo di verifica dei frequenti "naufragi fantasma" - casi in cui intere imbarcazioni scompaiono senza che vengano effettuate ricerche e soccorsi. Dal 2021, inoltre, sono in aumento i migranti che perdono la vita su altre rotte, in particolare al confine tra Turchia e Grecia, sulla rotta dei Balcani occidentali e nel canale della Manica. Molti si sarebbero potuti salvare, rileva l'organizzazione internazionale per le migrazioni, con una assistenza tempestiva e adeguata ai migranti in difficoltà. Sempre secondo i dati dell'Organizzazione, in questo periodo almeno 252 persone sono morte come conseguenza di presunte espulsioni forzate o respingimenti da parte delle autorità europee. Un ultimo dato: dal 2014 sono stati registrati più di 29 mila decessi lungo le rotte migratorie che portano verso l'Europa.
Delio Dessardo