Foto: Reuters
Foto: Reuters

Il 18 giugno è il giorno in cui all'Europarlamento iniziano a formarsi i nuovi gruppi politici, con le prime riunioni dove vengono ammessi i nuovi membri ed eletti presidenti e vicepresidenti di ogni gruppo. E’ stata però la cena informale dei capi di governo dei 27 paesi a distribuire le carte sul tavolo di Bruxelles per definire la prossima Comissione. Alla prima tappa dell'euroconclave i leader ci arrivano con una quadriglia giudicata essenzialmente solida: Ursula von der Leyen è lanciata verso il bis alla Commissione sulle ali del trionfo alle elezioni del Partito popolare europeo; il socialista portoghese Antonio Costa dovrebbe accasarsi al Consiglio; la liberale estone Kaja Kallas sarà la 'ministra degli Esteri' dell'Unione europea. La conferma della maltese Roberta Metsola al vertice del Parlamento europeo, che però sceglie in autonomia, dovrebbe completare il quadro delle candidature. Ma di questo si tratta, nomi che dovranno essere formalizzati il 27 e il 28 giugno, quando il Consiglio Europeo, quello dei capi di governo che si è riunito appunto in via informale ieri sera, deve votare e ufficializzare la scelta dei tre nomi per i vertici comunitari. Tutto sembra fatto, ma non è detto che andrà secondo le attese. L'Italia reclama spazio, con la premier, Giorgia Meloni, che sembra essere in disparte nel tavolo principale. Mentre si incontrava con il premier ungherese, Viktor Orban, per cercare una sponda a sparigliare il tavolo già apparecchiato, è arrivata la dichiarazione pungente del premier polacco, ed ex presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, che ha detto chiaramente come per far passare le tre nomine non servano i voti del partito dei Conservatori europei, quindi di Meloni. Qualche voto in più oltre a quello di Popolari, Socialisti e Liberali è forse necessario, perché è plausibile immaginare che al momento della conferma in parlamento, in programma il 18 luglio, potrebbero spuntare diversi franchi tiratori pronti ad affossare l’accordo. Fra questi potrebbe figurare anche il Partito democratico sloveno, che tramite il suo leader ha espresso contrarietà alla scelta di un bis per Von der Leyen. In quel caso l’idea della maggioranza è di aprire ai Verdi piuttosto che allargare il campo a destra, a Orban e appunto a Meloni, ma è difficile immaginare che la premier italiana, in un momento di incertezza politica in Germania così come in Francia, rimanga a guardare. Secondo alcuni osservatori, il suo obiettivo è rinviare ogni discorso sulle nomine a dopo il voto francese per capire quale maggioranza uscirà dalle urne.

Valerio Fabbri