Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha affermato che "l'alternativa è una caotica chiusura dei confini, anche all'interno dell'Ue, e un'escalation dei conflitti tra i paesi membri".
La cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha dichiarato invece che il conflitto riguardante la politica di asilo sta minacciando l'intera esistenza dell'Ue. "Non vogliamo che si ripeta ciò che è successo nel 2015, quando la Germania ha permesso a 890 mila profughi di entrare nel paese".
Il premier sloveno uscente, Miro Cerar, ha poi dichiarato che la Slovenia non sta pianificando accordi bilaterali con la Germania o qualche altro Paese riguardo i rimpatri dei richiedenti asilo. "Accordi del genere non ci sono mai stati proposti". Secondo le sue parole i rimpatri di questo tipo sono inaccettabili, la Slovenia infatti non è il primo paese di arrivo di queste persone nell'Ue.
Secondo l'attuale normativa in materia d'asilo, che però nella crisi del 2015 si è dimostrata inefficace, il primo paese di arrivo è responsabile della gestione delle richieste d'asilo. La Germania è già in contatto con diversi paesi membri dell'Ue per accordi volti a frenare i movimenti secondari dei richiedenti asilo, ma questi sollevano timori che ciò possa portare alla frammentazione di Schengen.
Intanto secondo il primo ministro italiano, Giuseppe Conte, l'incontro è uno spartiacque. "Ho avuto molte manifestazioni di solidarietà, mi aspetto però che ora le parole si traducano in fatti". Conte ha inoltre affermato di voler discutere "l'insieme del pacchetto presentato dall'Italia, oppure non si apre la trattativa". Il "veto sulla risoluzione dei leader Ue sui migranti non è escluso", ha aggiunto.
Ma il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, non è preoccupato per il veto, ma "per la situazione sulle coste dell'Italia. Dobbiamo mostrare solidarietà, lo sto chiedendo da anni", ha dichiarato ancora Juncker.