Durante la guerra in Bosnia Erzegovina, paramilitari greci hanno combattuto al fianco delle truppe serbo-bosniache del generale Ratko Mladić, inquadrati nella cosiddetta “Guardia Volontaria Greca”.
Molti erano legati al movimento politico neonazista Alba Dorata, che dopo la crisi del 2008 ha visto crescere esponenzialmente i propri consensi in patria, prima che la leadership del partito venisse condannata come organizzazione criminale nel 2020.
Ora, a più di venticinque anni dal genocidio di Srebrenica, dove più di 8mila bosgnacchi vennero passati per le armi dopo la conquista della città da parte dell'esercito serbo-bosniaco, il “Movimento delle madri di Srebrenica e Žepa” vuole portare le istituzioni greche sul tavolo degli imputati.
“Stiamo raccogliendo prove che membri di Alba dorata parteciparono attivamente ai massacri avvenuti a Srebrenica nel luglio 1995”, ha dichiarato alla stampa Munira Subašić, presidente dell'associazione.
Numerosi elementi proverebbero la partecipazione attiva di membri di Alba dorata ai fatti di Srebrenica, tra cui un video in cui innalzano una bandiera greca sulla città dopo la sua caduta, e testimonianze che parlano di paramilitari impegnati a separare i prigionieri che parlavano in greco.
I volontari greci, pur confermando la propria partecipazione al teatro di guerra, hanno sempre negato di aver avuto un ruolo attivo a Srebrenica.
Per i familiari delle vittime, però, è ancora possibile provare le responsabilità delle istituzioni greche, che non impedirono quei fatti: “Forse non tutti vivremo abbastanza per vedere quel giorno, ma i nostri figli e nipoti avranno giustizia”, ha detto la Subašić.
Francesco Martino