Foto: Radio Capodistria/Fifaco
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Scontri, contestazioni, polemiche, ma anche riappacificazioni. Non è mancato nulla quest'anno a Trieste per il 25 aprile.

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La mattinata si è aperta con l'episodio più negativo, ovvero alcuni scontri, seppure non particolarmente gravi, tra alcuni partecipanti al tradizionale corteo composto principalmente dai pro-Palestina e rappresentanti di estrema sinistra e le forze dell'ordine. Il cordone composto da un centinaio di persone, scortato dalla polizia, nei pressi dell'Ospedale infantile Burlo Garofolo a causa di uno striscione è entrato in collisione con gli stessi poliziotti che hanno eseguito una carica con lacrimogeni e manganellate. Non risultano comunque persone ferite. Il corteo è poi arrivato all'esterno della Risiera dove ha continuato a scandire slogano contro lo stato, le forze dell'ordine ed anche contro la CGIL, che nel frattempo aveva raggiunto il monumento nazionale con il proprio corteo.

I rappresentanti del sindacato hanno poi polemizzato con i controlli all'ingresso dell'ex campo di sterminio nazista: ogni persona veniva controllata e perquisita, rallentando le operazioni di entrata.

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La cerimonia è iniziata regolarmente alle 11 e dopo la consueta deposizione di corone si è tenuto il discorso del sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza. Il primo concittadino è stato contestato, principalmente perché il comune non ha dato il patrocinio al 25 aprile. Insulti, fischi hanno interrotto l'intervento del primo cittadino, che successivamente è stato accompagnato e sovrastato dal canto di 'Bella ciao' da parte di molti dei presenti; si stima che ci fossero circa duemila persone. Applauditi invece gli altri rappresentanti intervenuti.

C'era qualche timore per le possibili contestazioni anche verso il rabbino di Trieste, in particolare dopo le dichiarazioni uscite in seguito alla morte di Papa Francesco, definito "poco vicino ad Israele", ma si sono uditi solo degli sporadici 'viva la Palestina'. Vi è anche stato un incontro chiarificatore tra lo stesso Meloni ed il vescovo di Trieste, Enrico Trevisi poco prima dell'inizio della cerimonia, concluso tra grandi sorrisi e scambio di gesti d'affetto.

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Il rabbino Meloni ha spiegato: “Voglio ribadire, prima di tutto, che, anche se non ho diffuso pubblicamente la notizia, perché giustamente per me è un fatto molto intimo, ho mandato immediatamente le mie condoglianze, sia personali, che quelle della comunità ebraica, al vescovo Trevis, alle 09:30, poco dopo la scomparsa di Papa Francesco. Questo perché, ovviamente, volevo manifestare la mia vicinanza per la sua perdita ed il suo dolore.
Ora non è ovviamente un mio compito dire che Papa deve essere eletto o che Papa la cristianità vuole, è la sua scelta autonoma.
Quando sarà eletto vedremo e cercheremo di riprendere tutto il dialogo. Quindi il dialogo non è mai mancato e non mancherà mai. Ma il dialogo non significa sempre dirsi cose belle o piacevoli".

Il vescovo Trevisi ha quindi affermato: “È un dialogo nel quale, eppure con prospettive e vedute diverse, cerchiamo di portare avanti quell'incontro tra la Chiesa cattolica e tutto il mondo ebraico. Tutto il mondo ebraico. Questo ci può portare anche ad avere visioni e interpretazioni diverse, su come raggiungere la pace e su come difendere anche tutte le vittime, tutte le vittime. Questo è quello che noi cerchiamo di dire. Certamente la liberazione di tutti gli ostaggi, l'orrore per quanto Hamas ha fatto, ma anche la grande sofferenza e l'orrore per quello che sta succedendo a Gaza".

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Una curiosità: tra le associazioni dei partigiani era presente anche un volto noto, il cantante rock Piero Pelù.

Davide Fifaco

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