600 film di animazione, 800 spot pubblicitari e 600 documentari, oltre 400 premi a livello internazionale fra cui un Oscar.
Sono questi i numeri della Zabgreb Film, casa di produzione che celebra i 65 anni di vita, e che ha prodotto autentici capisaldi del cinema di animazione, tanto da far nascere il termine di “Scuola zagabrese ", come l’ha definita il critico cinematografico francese, Georges Sadoul.
Le produzioni della Zagreb film sono state al centro della serata organizzata all’auditorium del museo Revoltella dalla Comunità croata di Trieste. La responsabile delle relazioni internazionali e progetti speciali della Zagreb Film, Sanija Borčić, ha guidato il pubblico attraverso la storia della casa cinematografica nata nel 1953, varcando i confini della Jugoslavia, con una serie che ha accompagnato intere generazioni di bambini, il “Professor Balthazar”, l’anziano professore che riusciva sempre a risolvere i problemi con delle invenzioni tanto ingegnose quanto surreali, ma anche con il cortometraggio “Surogat” di Dušan Vukotić, che vinse Oscar per il miglior film d'animazione nel 1961, battendo il colosso Disney.
Una produzione attuale ancora oggi, e che rappresenta un esempio di tecnica e sensibilità artistica come ci ha detto Sanija Borčić: “Oggi vogliamo presentare tutto ciò che è stato realizzato nel passato, una realtà molto differente dal cinema di animazione di oggi. Parliamo di tempi in cui la Zagreb film era ai vertici nel mondo, aveva le produzioni migliori, una situazione molto diversa da quella attuale. La produzione oggi esiste, ma più che altro siamo concentrati sulla conservazione, sulla tutela di questa enorme massa materiale, affinché si conservi per le generazioni future. È piuttosto un lavoro di archiviazione e valorizzazione delle opere”.
La Zagreb Film è conosciuta soprattutto per il “Professor Balthazar”, che ha accompagnato l’infanzia d’intere generazioni negli anni 70: secondo lei sarebbe apprezzato anche dai bambini di oggi?
“Senza alcun dubbio possiamo dire che il professor Balthazar è giunto un po' alla fine di questo periodo aureo, era un po’ un tentativo di commercializzare quell'aspetto artistico, per avvicinare soprattutto i bambini. Penso tocchi proprio l'immaginazione dei bambini, che lo accoglierebbero anche oggi molto bene.”
Le piacciono i film di animazione di oggi, con le tecniche moderne?
“Oggi ovviamente le tecniche sono tante e diverse: non possiamo dire che sono tutte valide o tutte negative. Credo che la qualità di un film dipenda soprattutto dall’aspetto artistico della persona che ci ha lavorato e che lo ha prodotto.”
La serata non era però che una delle molte iniziative culturali che la comunità croata sta offrendo alla città di Trieste per favorire la conoscenza reciproca, come ha spiegato il presidente della Comunità Croata di Trieste, Damir Murković: “Quest'anno sono i 20 anni dalla riorganizzazione, si parlava sempre in croato, ma non eravamo organizzati per i motivi ben noti all'epoca degli accordi tra Italia e Jugoslavia. Una volta riorganizzati però abbiamo sempre cercato di proporre progetti in campo culturale, ma 360 gradi: dalla rassegna cinematografica di film croati, a mostre di grandi autori contemporanei, pittori, scultori. L'anno scorso abbiamo avuto una grande designer del vetro, ma anche concerti, uno al teatro Verdi con i solisti di Zagabria. In questi giorni abbiamo in corso la mostra di un grande pittore Fiumano che ci presenta la retrospettiva di 40 anni di lavoro. Facciamo scelte ponderate e riusciamo a fornire iniziative di qualità alla città di Trieste e non solo. Siamo molto aperti, e abbiamo grandi soddisfazioni perché il pubblico ci segue”.
La risposta della città è positiva?
“Sì: non abbiamo mai voluto curare solo il nostro orto – dice - il nostro è un grande giardino aperto a tutte le varie presenze. Abbiamo sviluppato degli ottimi rapporti non solo con le istituzioni della città di Trieste e la regione Friuli Venezia Giulia, che supportano anche finanziariamente queste nostre attività, ma con tutta una serie di entità etniche e minoranze che vivono e popolano questo territorio. Questo - conclude - ci rende particolarmente fieri, perché siamo inclusivi”.
Alessandro Martegani