Il 9 maggio 2020 Trieste catalizzerà le attenzioni degli appassionati di pallavolo, ospitando la finale scudetto della seria A femminile. Per la prima volta nella storia il titolo italiano verrà assegnato in partita unica, rendendo l'evento ancora più interessante. Un match di caratura internazionale, visto il livello del massimo campionato italiano. Basti pensare, ad esempio, che le campionesse italiane in carica dell'Imoco Volley Conegliano sono le attuali campionesse del mondo per club e che lo scorso anno furono finaliste in Champions League contro un'altra squadra azzurra, la Agil Novara, che si aggiudicò quindi il massimo trofeo continentale. Risultati che si riflettono anche sulla nazionale italiana femminile, che ai Campionati Mondiali disputati nel 2018 in Giappone conquistò l'argento, sconfitta in finale dalla Serbia.
L'evento, che gode dell'appoggio del Comune di Trieste e della Regione Friuli-Venezia Giulia, è anche un'importante occasione di promozione turistica e di condivisione di valori sportivi che possono anche essere un insegnamento per i giovani, quali il sacrificio e la caparbietà, come, davanti a Consuelo Mangifesta, ex azzurra della pallavolo, ora responsabile Relazioni esterne, eventi e comunicazione della Lega Pallavolo Serie A femminile, ha sottolineato il governatore Massimiliano Fedriga: “io sono contento che il Friuli-Venezia Giulia abbia questo cuore sportivo perché sono convinto, estremizzo un po' la questione, che la parte più importante dello sport non siano le capacità “fisiche” dell'atleta ma piuttosto la formazione che viene data ai ragazzi. Non tutti diventeranno campioni di serie A o andranno in competizioni internazionali, ma saranno in grado però di affrontare la vita in un altro modo, perché lo sport deve insegnare quel sacrificio necessario, quella rinuncia, ed in questo caso penso ai ragazzi giovani, che si allenano invece di uscire con gli amici. Penso inoltre alla capacità di rialzarsi dopo una sconfitta, perché nello sport non sempre si arriva al successo, ma c'è la volontà di riprendersi perché dopo, magari, arriva la vittoria”.
Davide Fifaco
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