Il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha cercato di spiegare le sue dichiarazioni nell’occasione della Giornata del Ricordo, a suo giudizio fraintese dalle istituzioni croate e slovene: “Nel corso del mio intervento ho voluto sottolineare il percorso di pace e di riconciliazione tra i popoli italiani, croati e sloveni e il loro contributo al progetto europeo. Il mio riferimento all’Istria e alla Dalmazia italiana non era in alcun modo una rivendicazione territoriale. Mi riferivo agli esuli istriani e dalmati di lingua italiana, ai loro figli e nipoti, molti dei quali presenti alla cerimonia”.
Una giustificazione che può essere accettata solo in parte, secondo il Ministro degli esteri sloveno Miro Cerar che preannuncia "Scriverò a Tajani. La questione va chiarita fino in fondo". "Ben vengano le precisazioni secondo cui il messaggio sarebbe stato mal interpretato - aggiunge Cerar. "Ma ciò non basta" incalza, "Tajani dovrebbe ammettere che è stato commesso un errore e che questo non si ripeterà". "Farò presente al presidente del Parlamento europeo - conclude il capo diplomazia sloveno - che il suo ruolo gli impone di difendere i valori europei e non sollecitare questo tipo di retorica".
Le critiche a Tajani non arrivano solo da Lubiana ma anche da Trieste. Il presidente dell'associazione di esuli Unione degli istriani scrive in una nota «Giudico del tutto inopportuno il comizio elettorale che il Presidente del Parlamento europeo ha fatto durante la Cerimonia alla Foiba di Basovizza, di cui non si sentiva affatto il bisogno, e che ha minato, compromettendolo in maniera irrimediabile, l'intento condivisibile, auspicato dal Presidente del Comitato per i Martiri delle Foibe, Paolo Sardos Albertini, di fare della Foiba di Basovizza un luogo di memoria, assieme a Sloveni e Croati". "Antonio Tajani - aggiunge Lacota - avrebbe fatto meglio, in sostanza, a starsene a Bruxelles oppure a Strasburgo». «Ciò premesso - conclude il presidente dell'Unione istriani - non si possono non respingere però le lamentele nei confronti del Presidente Mattarella, secondo le quali in Istria e Dalmazia non ci sarebbe stata alcuna pulizia etnica nei confronti degli italiani: a prescindere dall’esistenza o meno di un disegno preordinato, il risultato inconfutabile - conclude Lacota - è che in pochi anni la plurisecolare presenza italiana sparì completamente». (a.c.)
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