Le scuse ufficiali del presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, e il tempo, non hanno ancora spento le polemiche seguite alla manifestazione della Giornata del ricordo alla Foiba di Basovizza.
La reazione del governo sloveno alle parole di Matteo Salvini, accusato di revisionismo, e gli sforzi per riprendere il dialogo, giunti fino a uno scambio di lettere fra il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, e il presidente Borut Pahor, che si sono impegnati a una "concreta prospettiva per la pace, la sicurezza e la prosperità delle due nazioni", non hanno chiuso la vicenda.
A riprendere la polemica è stato l'assessore all'Ambiente del Friuli Venezia Giulia, ed esponente del partito di destra Fratelli d'Italia, Fabio Scoccimarro che, ha invitato a chiedere scusa all'Italia "i governi dell'ex Jugoslavia". "Vorremo - ha detto - che i presidenti di Slovenia e Croazia imitassero il grande gesto di Willy Brandt a Varsavia, quando il cancelliere tedesco si inginocchiò davanti al memoriale del ghetto di Varsavia".
A Scoccimarro ha però replicato il segretario regionale del Pd Cristiano Shaurli: "Se Scoccimarro dovesse inginocchiarsi in tutte le terre e i paesi martoriati dall'invasore fascista - ha detto -, dalla Slovenia giù per i Balcani fino in Albania e in Grecia, gli verrebbero i calli alle ginocchia". Shaurli ha però chiesto di fermare la polemica e "tornare a lavorare per unire e non per dividere".
Duro anche l'ex sindaco di Trieste e consigliere regionale Roberto Cosolini: "Nessuno - ha commentato - sentiva la mancanza della voce di Scoccimarro su foibe ed esodo. Per essere credibile sui drammi del '900 - ha aggiunto - Scoccimarro dovrebbe farsi vedere anche il 27 gennaio e il 25 aprile in Risiera".
Il caso ha anche superato i confini nazionali, anche il sito del quotidiano "Independent" ha deducato ampio spazio alla vicenda, elencando eccidi e tragedie del colonialismo italiano e del fascismo: "La lista è lunga - dice il giornale britannico, - e l'Italia non ha mai fatto realmente i conti con la sua storia fascista."
Alessandro Martegani